mercoledì 4 giugno 2008

tesina di terza media

Indice

1) la situazione prima del conflitto e lo sviluppo della guerra

2) Randa Ghazy e “sognando Palestina”

3) “la guerra di Piero”…commento

4) poesia israeliana…commento in inglese

5) lo stato di Israele: situazione geografica

6) il petrolio, risorsa primaria

7) il judo, uno sport

8) la Camargue: descrizione

9) la Guarnica quadro di Paplo Picasso
LA SITUAZIONE PRIMA DEL CONFLITTO E LO SVILUPPO DELLA GUERRA

La causa di una delle guerre più famose nel mando, ovvero quella tra israeliani e palestinesi, è molto comune a tutti, questi due popoli lottano ancora oggi per la convivenza nello stato di Israele.

Già durante il XVIII secolo a.C. gli ebrei erano situati in Palestina.
Un uomo di nome Abramo era il capostipite del popolo ebreo, era una persona molto cattolica da lui discese la famiglia del Cristo.
Abramo condusse molto tempo gli ebrei, fu lui che li guidò dalla Mesopotamia al luogo dove vivono oggi.
Successivamente però gli ebrei si spostarono verso l’Egitto dove vennero schiavizzati tutti dagli egiziani, questa volta fu Mosè a portare in salvo la popolazione ebrea riconducendola in Palestina.
Gli ebrei furono vittima di numerose dominazioni da parte di vari popoli come i babilonesi, i persiani e i romani.
Vi fu però un fatto che caratterizzo molto gli abitanti della Palestina, infatti gli ebrei vissero la cosiddetta “diaspora”, in altre parole milioni di persone si dispersero nei vari paesi del mondo, immigrarono in America, Germania e tantissimi altri stati.
Negli anni successivi si creò un nuovo movimento cui vedeva protagonista il rientro al monte Sion, il colle di Gerusalemme, fu ciò a riaccendere le speranze negli ebrei nel possedere un proprio stato nei territori dove avevano vissuto in passato.
Tra l’ottocento e il novecento, il movimento sionista portò infatti in Palestina, indicata come terra promessa migliaia e migliaia di ebrei provenienti da ogni parte del mondo. Nel 1922 i sionisti riuscirono a ottenere la dichiarazione di balfour , con questa dichiarazione la Gran Bretagna (che dopo la prima guerra mondiale colonizzava anche questa regione) concedeva agli ebrei di fondare colonie agricole ebraiche in Palestina. Queste colonie ebraiche presero il nome di kibbutz.
Dopo la seconda guerra mondiale quindi anche dopo il massacro di circa 6 milioni di ebrei per causa dell’olocausto, la maggior parte dei superstiti decise di immigrare dalla propria nazione d’origine dove erano nati e cresciuti per andare nella terra di Palestina.
Nel 1948 grazie all’intervento dell’ONU nasce lo stato di Israele proprio nelle terre palestinesi.
Secondo l’ONU lo stato doveva essere diviso in due diverse parti, ovvero una destinata agli israeliani (ebrei) e l’altra ai palestinesi (arabi).
Fu proprio questo il motivo che fece scatenare i numerosi scontri, il primo dei quali avvenne qualche giorno più tardi della spartizione delle terre, furono infatti gli arabi, alleati con egizi, giordani, iracheni, siriani e libanesi, decisero di sferrare un attacco nell’intenzione di mandar via gli ebrei, anche se vennero facilmente neutralizzati.
E così dopo questo scontro gli israeliani poterono ampliare i propri territori, ma anche dopo aver conquistato la Galilea e il deserto del Negev, furono proprio gli israeliani ad attaccare nell’ottobre del 1956 l’Egitto occupando il Sinai e la striscia di gazza.
Ma l’ONU anche se dalla parte degli ebrei li costrinse a ritirarsi dai territori appena conquistati lasciandoli nuovamente in mano agli arabi.
Nel giugno del 1967 furono ancora gli israeliani a sferrare un attacco agli arabi ottenendo la vittoria con un estrema facilità, conquistarono il controllo della striscia di Gazza, della Cisgiordania e delle cime del Golan al confine con la Siria.
L’occupazione di questi territori provocò centinaia di migliaia di profughi palestinesi.
Persa la fiducia negli stati arabi, i palestinesi, intrapresero tre diverse “strade” nel tentativo di riottenere la loro terra:
- la via della trattativa, che consisteva nel restituire tutti i territori occupati e dirigersi alla convivenza pacifica dei due popoli e che sembrava potesse funzionare quando Yasser Arafat, a capo dei palestinesi e Itzaak Rabin, premier israeliano, si strinsero la mano di fronte a tutte le televisioni del mondo, ma fallì nel 1955, quando Rabin fu assassinato, spezzando il fragile equilibrio formato faticosamente e Arafat si rifiutò di firmare gli accordi di pace.
- la via dell’intifàda, o meglio conosciuta come “guerra dei sassi”, cioè la rivolta di massa nelle strade dei palestinesi armati solo di sassi contro l’esercito israeliano .
- la via del terrorismo, esplosa clamorosamente nel 1972n il sequestro e l’uccisione degli atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco che proseguì con dei dirottamenti aerei e dilagò in terrificanti stragi quasi quotidiane a partire dal 2000. in questa fase terroristi kamikaze, ovvero suicidi, si fecero esplodere in luoghi pubblici particolarmente affollati di civili, preferibilmente di giovani o bambini, provocando talvolta decine e decine di morti.
Fino al 2008 nessuna di queste strade a portato a una soluzione al problema, anzi l’odio fra i due popoli si è approfondito in modo quasi irreparabile.
Tanti sono e sono stati gli artisti che hanno affrontato l’argomento attraverso i propri mezzi nel tentativo di lasciare dei messaggi significativi, tra cui una giovane ragazza che con il suo libro mi ha colpito molto e ne vorrei parlare.





RANDA GHAZY E “SOGNANDO PALESTINA”

Randa Ghazy è una giovane scrittrice di quindici anni e frequenta il liceo classico, nata in Italia da genitori egiziani vive in un paese vicino a Milano, quello che ho letto è il suo primo libro che tratta della situazione isralo-palestinese dal punto di vista di una piccola famigliola palestinese che vive la situazione della guerra da molto vicino.
I protagonisti della vicenda sono appunto i membri di questa famiglia, ovvero Ibrahim, Gihad, Ramy, Nedal, Ahmed, Mohammad, tutti parenti fra loro che oltre ai problemi della guerra vivono numerose liti rispetto alla minoranza delle gioie.
La vita per questi protagonisti si presenta molto difficile con la morte dei genitori, il padre, uscito dalla scena quasi da subito era il padrone della moschea ed era lui che svolgeva la messa, ed è proprio durante una di queste che io ho trovato uno pezzo da ricordare:

quando il nemico entra in casa tua e ti toglie i vestiti di dosso,
ecco, e quando occupa le stanze di casa tua, e ti lascia un pezzo di corridoio,
quanto basta per starci in piedi, tu e la tu famiglia, e dopo,
dopo aver preso le tue cose ti dice “ora facciamo la pace”, ecco,
se tu dici di no, sei un terrorista?, non vuoi forse la pace?, certo che la vuoi,
ma c’è pace senza giustizia io mi chiedo?.

Il romanzo inizia con la presentazione dei personaggi, ovvero i protagonisti adolescenti, che non vengono descritti ma dialogano tra loro.La storia parla di Ibrahim, ragazzo protagonista e narratore della storia.Inizialmente, girando per vari Paesi, Ibrahim incontra colui che diventerà il suo migliore amico (Nedal) e altri ragazzi suoi coetanei, alcuni dei quali si uniranno a lui mentre altri moriranno prima di poter diventare suoi amici.Durante il corso della storia, i protagonisti, si vedranno costretti a scappare per rifugiarsi, in casa altrui, dalla guerra in corso, rendendosi poi disponibili e altruisti verso altri profughi come loro.
Sulla sfondo, intanto, si parla anche della storia d'amore tra un palestinese e un'israeliana.
Tra corse e fughe, non tutti riescono a salvarsi, alcuni di loro muoiono nella disperata lotta contro la violenza.La tensione li porta a continui sbalzi d'umore: ridono, scherzano ma anche piangono e soffrono; a volte litigano e si separano bruscamente sentendo, poi, un grande bisogno di riunirsi.La vicenda si conclude in modo tragico, mostra come la guerra uccide le persone da un giorno all'altro anche se il giorno prima tutto sembrava abbastanza sereno.
I ragazzi, infatti, quando finalmente i loro problemi cominciavano a

svanire e stavano programmando una parte del loro futuro (dopo aver

appena scoperto che una di loro era incinta) vengono sorpresi da alcuni

soldati e, nel tentativo di difendersi durante una sparatoria nei pressi della

loro casa, gran parte di loro non riesce a sopravvivere.
I pochi ragazzi rimasti terminano tristemente la loro vita: alcuni di loro

sono destinati alla morte e altri finiscono per impazzire e tutto ciò avviene

in luoghi diversi dove il grande gruppo formatosi all'inizio si separa e si

spegne definitivamente.

Anche se non con un buon finale questo libro mi ha colpito molto per le

sue dure verità su come prosegue la vita in Paesi poveri come per esempio

Israele.

Un'altra grande persona che ha affrontato il temma della guerra dal punto

di vista di un soldato è stato Fabrizio de Andrè

LA GUERRA DI PIERO
Dormi sepolto in un campo di granonon è la rosa non è il tulipanoche ti fan veglia dall'ombra dei fossima son mille papaveri rossi
lungo le sponde del mio torrentevoglio che scendano i lucci argentatinon più i cadaveri dei soldatiportati in braccio dalla corrente
così dicevi ed era invernoe come gli altri verso l'infernote ne vai triste come chi deveil vento ti sputa in faccia la neve
fermati Piero , fermati adessolascia che il vento ti passi un po' addossodei morti in battaglia ti porti la vocechi diede la vita ebbe in cambio una croce
ma tu no lo udisti e il tempo passavacon le stagioni a passo di giavaed arrivasti a varcar la frontierain un bel giorno di primavera
e mentre marciavi con l'anima in spallevedesti un uomo in fondo alla valleche aveva il tuo stesso identico umorema la divisa di un altro colore
sparagli Piero , sparagli orae dopo un colpo sparagli ancorafino a che tu non lo vedrai esanguecadere in terra a coprire il suo sangue
e se gli sparo in fronte o nel cuoresoltanto il tempo avrà per morirema il tempo a me resterà per vederevedere gli occhi di un uomo che muore

e mentre gli usi questa premuraquello si volta , ti vede e ha pauraed imbracciata l'artiglierianon ti ricambia la cortesia
cadesti in terra senza un lamentoe ti accorgesti in un solo momentoche il tempo non ti sarebbe bastatoa chiedere perdono per ogni peccato
cadesti interra senza un lamentoe ti accorgesti in un solo momentoche la tua vita finiva quel giornoe non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia crepare di maggioci vuole tanto troppo coraggioNinetta bella dritto all'infernoavrei preferito andarci in inverno
e mentre il grano ti stava a sentiredentro alle mani stringevi un fuciledentro alla bocca stringevi paroletroppo gelate per sciogliersi al sole
dormi sepolto in un campo di granonon è la rosa non è il tulipanoche ti fan veglia dall'ombra dei fossima sono mille papaveri rossi.
Fabrizio de André
Commento della canzone “la guerra di Piero”

Fabrizio de André scrisse una canzone intitolata: “la guerra di Piero” che si riferisce appunto a una guerra, non a una guerra precisa, ma parla in generale descrivendo le sensazioni e gli stati d’animo di un singolo soldato, in questo caso di nome Piero.
La canzone può essere divisa in due parti:
quella principale dove il cantante racconta una storia e parla come se fosse un suo conoscente, come un amico del protagonista ma ora che rimasto solo si sfoga raccontando i brutti momenti della sua morte.
E una seconda parte, quella finale, dove de André interpreta la parte di Piero e parla alla moglie, Ninetta, quando ormai già morto si pente d’essere andato in guerra.
Nella prima parte della canzone molte frasi stanno a indicare che lui gli era vicino prima, durante e anche dopo il cammino della guerra come per esempio:
…così dicevi ed era d’inverno…

oppure:
…fermati Piero, fermati adesso,
lascia che il vento ti passi un po’ addosso…

che rappresenta l’amicizia tra i due.
Mentre nella seconda parte perla in prima persona:
…Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all’inferno
Avrei preferito andarci inverno…

Ho voluto parlare di questa canzone perché la considero una delle migliori canzoni che abbia mai fatto de André.
POESIA ISRAELIANA


Passando al campo della poesia uno dei principali poeti che ha affrontato il tema della guerra, in particolare la questione israeliana è Mohammad Roshan

In fondo al vicolo della guerra
mi metto a sedere in fondo al vicolo della guerrai giorni con pazienzae le notti in attesail passare del tempoil passare della vitahanno detto finche passanon ci sarà doloreè passato, ma con dolorehanno detto : questo passerà pureè passato, ma duramenteora che faccio...con quale passione, quale speranzaassisto al passaggio della vitain fondo al vicolo della guerra
(Mohammad Roshan)



Questa poesia mi ha colpito molto perciò ho deciso di commentarla in inglese.
Commento in inglese
the poet, mohammad roshan is as if has written this poem only for self, for to convince that has successeful to pass to overcome of the war and now he thinks at all remains, he relaxes self and thinks with which passion will able to attend the passage of life, and as succeed at still live.
The words in this poem have a sense very special and I did understand many things.


TRADUZIONE IN INGLESE
At the bottom of the loneliness alley

I am sitting at the bottom of the blind loneliness

Patiently waiting for the days
And waiting for the nights

The passing of-time
The passing of life

They told-until it’s gone
There won’t be pain

It’s gone, but with pain
They said : this will end
The past is gone, but with pain
Now what will I do...
With what passion, what hope
I will witness the passage of life
At the botton of the loneliness alley


LO STATO DI ISRAELE: SITUAZIONE GEOGRAFICA

Come tutti possiamo pensare la causa della guerra sta soltanto nella spartizione delle terre, ed è così, non sarebbe così difficile convivere se lo stato fosse un po’ più grande, infatti, le dimensioni dello stato di Israele sono quasi equivalenti a quelle della Puglia, Israele si trova nell'Asia sudoccidentale, sulla costa orientale del Mar Mediterraneo e confina a nord con il Libano, a nord-est con la Siria, ad est con la Giordania, a sud-ovest con l'Egitto e ad ovest è interamente bagnato dal Mar Mediterraneo. Ha una superficie di 21.946 km².la capitale è Gerusalemme e la religione principale è l’islam. Israele può essere diviso in tre zone principali:
la regione montuosa della Galilea con i monti della Giudea e della Samaria e il Negev, le pianure costiereLa larghezza delle pianure costiere che si estendono per 195 km circa lungo il Mediterraneo varia da meno di 1 km fino a un massimo di 32 km circa. I Monti della Giudea e, a nord formano una barriera che attraversa da nord a sud quasi tutto Israele. Il Negev è una regione desertica che si estende a sud del Golfo di Aqaba fino a una linea che va dall'estremità meridionale del Mar Morto al Mediterraneo, passando appena a sud di Be'er Sheva. Il fiume principale di Israele è il Giordanolungo circa 330 km, che nasce dal Monte Hermon, sul confine libano-siriano, raggiunge il Lago di Tiberiade, a 209 m circa sotto il livello del mare e sfocia nel Mar Morto, a 408 m circa sotto il livello del mare, la più bassa altitudine sulla superficie terrestre.Il clima di Israele è generalmente mediterraneo nelle coste e desertico verso le zone centrali, con precipitazioni limitate principalmente ai mesi invernali. La vegetazione spontanea, tipicamente mediterranea lungo la costa, assume i caratteri della steppa procedendo verso l'interno, mentre al sud, nel Negev, è di tipo desertico. Il ritmo di crescita di Israele si aggira intorno al 4% annuo anche con i suoi numerosi problemi come per esempio la situazione d’emergenza causata dai numerosi scontri che a loro volta hanno causato la crisi degli ingressi turistici che aumentano notevolmente la crescita di un Paese, poi ci sono anche tutte le spese destinate al corpo militare.
Riguardo l’economia, Israele vede il 3% degli occupati che porta avanti l’agricoltura a causa della poca disponibilità delle terre fertili, solo il clima mediterraneo della costa permette di coltivare uva da vino e da tavola, ulivi e agrumi, ma sono diffuse anche le colture di cereali, orzo e frumento.
L’allevamento di bovini è abbastanza sviluppato in tutto il territoro e consiste in una produzione consistente di latte e carne, ma ancor più sviluppata è l’industria che occupa il 34% della “forza lavoro”. Le principali industrie sono impianti metallurgici, chimici, petrolchimici e automobilistici a nord ma anche tessili e alimentari al centro.
Anche se in minoranza, in Israele come in molte altre nazioni islamiche è presente il petrolio nel sottosuolo, una risorsa importantissima che si trova protagonista proprio in questi ultimi anni.













IL PETROLIO, RISORSA PRIMARIA

Il petrolio è una fonte di energia non rinnovabile presente nel sottosuolo in prevalenza nei paesi asiatici e nord-africani, occupa circa il 38% di tutta l’energia mondiale.
Perché questa sostanza si formi, nel sottosuolo devono essere presenti delle determinate caratteristiche, infatti il petrolio si crea attraverso i residui di fossili e solo se è in presenza di acqua (sempre nel sottosuolo).
Come tutte le fonti di energia non rinnovabili possiede alcuni aspetti negativi, sia per gli esseri viventi e sia per l’ambiente, ad esempio l’inquinamento atmosferico ovvero il rilascio di alcuni gas che contribuiscono all’allargamento del buco dello zono, appunto un buco creatosi nell’atmosfera che impedisce di bloccare i raggi ultra-violetti dannosi per la nostra pelle.
Come tutti sanno il petrolio è la fonte di energia più usata dall’uomo, ma si sa anche che fra circa 40 anni si esaurirà perciò bisognerà trovare una fonte alternativa al più presto.

- la cartina che ho portato è molto singolare, ma piuttosto interessante. Essa infatti mostra come apparirebbero le dimensioni dei 27 stati produttori di petrolio se fossero calcolate in relazione alle loro riserve petrolifere.
Ogni macchia nera corrisponde a un paese, i numeri dicono a quanti miliardi di barili corrispondono le sue riserve.
Come si può constatare in una cartina del genere l’Italia sparirebbe completamente e l’Europa sarebbe ridotta a due isolette: Norvegia e Gran Bretagna.
La Cina, terzo paese per estensione, sarebbe retrocessa all’11° posto, l’Arabia Saudita, invece sarebbe il più grande stato di questo mondo, seguita da altri Paesi arabi, come l’Iraq.
E in fine gli Stati Uniti sarebbero grandi quanto la Libia.
Però c’è da notare che tutti gli stati evidenziati segnalano i Paesi produttori di religione islamica, se si fa la somma delle riserve di petrolio di questi paesi, si può notare che, insieme, essi rappresentano la massima riserva mondiale.
La conseguenza è che, se non si trovano alla svelta energie alternative, le nazioni islamiche avranno in mano tutta l’economia mondiale.








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Il judo viene da sempre considerato come un arte marziale, in realtà dire questo è sbagliato infatti esso non può esser considerato appunto un arte marziale, in realtà il judo è un vero e proprio sport.
Come tutti sanno, la parola “judo”, come anche lo sport è di origine giapponese e infatti in lingua d’origine significa : “via della flessibilità”, oppure tradotto letteralmente: ju = flessibilità, o anche non resistenza, invece do = via.
Con questo si cerca di spiegare che il modo di vincere una forza non è opporsi, ma bensì il contrario, sfruttandola e dirigendola verso il proprio fine.
Colui che ha fondato lo sport de judo si chiama Jigoro Kano, e per creare ciò che ha fatto si è ispirato al ju-jutsu che a differenza del judo è una vera e propria arte marziale e tradotto letteralmente sarebbe: ju = morbido, o cedevole, invece jutsu = arte.
Jigoro Kano per esprimere ciò che intendeva lui per “judo” disse:

“ Il vero valore del judo si realizza soltanto nell’animo
che intende sviluppare le doti interiori
e conquistare un punto di vista più elevato della realtà,
al fine di auto-realizzarsi per essere utili”
Jigoro Kano




LA CAMARGUE

La Camargue (en occitan provençal: Camarga [kaˈmaʀgɔ] selon la norme classique ou Camargo [kaˈmaʀgɔ] selon la norme mistralienne) est l’espace marécageux formé par le delta du Rhône.
Territoire
C’est un espace terrestre de 145.300 ha au sud de la France, situé géographiquement entre les deux bras principaux du delta du Rhône et de la mer Méditerranée. On peut l'étendre à l'Est jusqu'à la plaine de la Crau, à l'ouest jusqu'à Aigues-Mortes et au nord jusqu'à Beaucaire. Elle s'étend donc sur les départements des Bouches-du-Rhône et du Gard.
On distingue ainsi 3 parties :
la Petite Camargue à l'ouest du Petit-Rhône,
la Grande Camargue, entre les deux bras du Rhône,
le Plan du Bourg, à l'est du Grand-Rhône.
En son centre se trouve l'étang du Vaccarès, la partie située le long de la mer est bordée d'étangs salés.
La Camargue se trouve essentiellement dans le territoire des communes d'Arles, qui est de ce fait la plus vaste commune de France métropolitaine, des Saintes-Maries-de-la-Mer et de Port Saint Louis du Rhône.
Cette région est composée de deux parties : le nord avec des terres agricoles et le sud composé de marais et de plans d'eau salée qui forment un écosystème particulier.
Cet écosystème présente une végétation principalement composée de salicornes* et de plantes halophiles (c'est-à-dire des plantes qui supportent l'eau salée) comme la saladelle.
Champ de riz en Camargue
C'est également un domaine d'élevage de chevaux et de taureaux, de culture du riz et d'exploitation du sel (marais salant) qui produit du sel.
Cette faune et flore particulières ont entrainé la création d'une réserve naturelle nationale sur 13 117 hectares (1927) et d'un parc naturel régional sur 30 000 hectares (1970).L'évaporation annuelle est plus importante que l'apport pluvieux, le fleuve apporte la différence évitant ainsi à la région d'être brûlée par le sel.

*salicornes = plante herbacèe qui croit dans les terrains sales. La cendre de salicondre fournitde la soude.









































PABLO PICASSO

Guernica è il titolo di un noto dipinto di Pablo Picasso, realizzato dopo il bombardamento aereo della città omonima durante la guerra civile spagnola.
il quadro cubista, inizialmente, era destinato a decorare il padiglione spagnolo durante l'Esposizione mondiale di Parigi, del 1937.

venerdì 28 marzo 2008

napoli, emergenza rifiuti

Napoli: emergenza rifiuti
Napoli - Sono oltre 2.500 le tonnellate di spazzatura accumulate lungo le strade di Napoli a causa degli stop registrati negli impianti di compostaggio. Al lavoro i compattatori dell’Asia nei quartieri dove la situazione è maggiormente a rischio. Disagi in diversi comuni della provincia, aggravati dal caldo. Preoccupati gli operatori della fascia costiera domiziana: la presenza dei rifiuti potrebbe infatti mettere a serio rischio la stagione turistica. E bruciano ancora i cassonetti: 70 gli interventi.
Due giorni per smaltire tutto Occorreranno almeno un paio di giorni, nonostante il piano straordinario avviato dall’Asia, per rimuovere le oltre 2.500 tonnellate di spazzatura accumulate in tutta la città di Napoli. Anche nel centro di Napoli - persino nell’area della cosiddetta "city2, a pochi passi da Palazzo San Giacomo, sede del Comune - la scorsa notte sono stati dalle fiamme alcuni cumuli di spazzatura che marcivano da giorni sotto il sole. I cittadini sono esasperati: a rendere più gravi i disagi è stato il repentino innalzamento delle temperature. Ma l’incendio di cassonetti causa danni pesantissimi a causa della combustione del materiale plastico. I fumi poi hanno reso per diverse ore l’aria irrespirabile. In via Bracco i sacchetti, depositati da giorni sui marciapiedi, hanno finito per invadere anche la sede stradale. In via Cervantes, davanti ad una sede dell’Inps, decine di sacchetti bruciati marciscono al sole. E l'ufficio oggi non ha aperto a causa dei roghi.
La cura Bassolino: più discariche Il presidente della regione Campania, Antonio Bassolino, è intervenuto sull’emergenza rifiuti: "Bisogna aprire discariche sul territorio - ha detto - così come è indicato nel decreto legge approvato dal Senato in queste ore. E bisogna aprirle tutte, anzi io penso che bisognerà essere pronti ad andare anche oltre i siti indicati nel decreto legge perché noi dobbiamo avere tranquillità per uscire dall’emergenza e per costruire e completare il ciclo integrato. Non possiamo limitarci ad usare discariche per 15 o 20 giorni e poi siamo costretti ad aprirne altre, e basta che ci sia una sfasatura di poco tempo tra quella che chiude e quella che apre per andare di nuovo in difficoltà. Per questo ho chiesto ai presidenti delle cinque province di trovare nuovi siti. Abbiamo bisogno di discariche che abbiano più capacità, che durino non qualche settimana, ma mesi e mesi in ogni provincia, di modo da coprire il tempo tra oggi e l’entrata in funzione dei termo-valorizzatori. È solo in questo modo che costruiamo il futuro".
Questo è ciò che scrive la repubblica
NAPOLI - La notte, ancora una volta, è stata piena di roghi. Hanno incendiato i cassonetti da Ponticelli a Fuorigrotta, da un lato all'altro della città, con una foga sacrificale che non si conosceva da anni. Cassonetti sotterrati dall'immondizia accumulata per giorni si presentano ora deformi, con le bocche spalancate, tra i resti carbonizzati del festino notturno.Il centralino dei vigili del fuoco è andato in tilt, sommerso dalle chiamate. Chi chiede un intervento si mette in lista. Qualcuno provvede a spegnere le fiamme da sé, qualcuno esce di casa in piena notte con i figli, per paura del fumo. I vigili arrivano, quando arrivano, scortati dalla polizia. "Siamo di fronte a una forma nuova di disordine", dice da Roma il ministro Pisanu. E il vicepremier Fini: "La questione rifiuti in Campania ha superato i limiti della decenza". In serata il consiglio dei ministri prorogherà di un altro anno, fino al 2004, l'emergenza e varerà una superordinanza destinata a rafforzare il ruolo di Bassolino, presidente della Regione e commissario ad acta.
La città si interroga sui roghi. Chi appicca il fuoco, lo fa con metodo: file di cassonetti si trasformano in immensi falò, che sfiorano i primi piani delle case. Succede nei paesi, in periferia, ma anche in zone borghesi come Fuorigrotta, dove il presidente della circoscrizione chiede di chiudere le scuole, visto che molti incendi scoppiano presso gli istituti, costringendo i bambini a camminare tra i fumi tossici. Da Palazzo San Giacomo rispondono che, se la situazione non migliorerà, le scuole chiuderanno anche a Napoli. Chi sono i piromani? Solo gente esasperata? Possibile. O al soldo della camorra, come denuncia Bassolino? Probabile, perché alla fine si dovranno sostituire i cassonetti squagliati. Così nei paesi, vigili e polizia di notte viaggiano a fari spenti, nel tentativo di mettere le mani su chi appicca il fuoco. Ne hanno preso solo uno, a Pianura. E' un pensionato. Dice. "Non ne potevo più di quella puzza".La situazione è tale che il sindaco Rosa Russo Iervolino rivolge un appello ai napoletani: "Non c'è pericolo di infezione, e i roghi aggravano solo l'inquinamento dell'aria". Ma l'impazzimento è generale e ieri, mentre i consiglieri di An occupano la sala giunta sostenendo che "la città va pulita sempre", i disoccupati organizzati incendiano, in pieno giorno, i cassonetti sul lungomare, mentre un commando in Vespa costringe un camion a scaricare l'immondizia in via Chiatamone, nel cuore di Napoli, provocando tra l'altro un ingorgo che paralizza il traffico.Maggio dei monumenti, uno spettacolo surreale, con il circuito dei Decumani, su cui si affacciano decine di chiese, lambito dalla marea montante della spazzatura. Turisti con i fazzoletti premuti sul viso, esterrefatti e anche un po' divertiti ("La solita Napoli"), mentre a Santa Lucia, sede della Regione, si studiano strategie d'intervento su una vicenda senza uscita: nella notte la Procura di Nola ha sigillato il deposito di Terzigno, nel Parco del Vesuvio, dove il Commissariato straordinario per l'emergenza, in pieno affanno dopo settimane di crisi, aveva deciso di stoccare le balle di immondizia già trattata e destinata (quando ci sarà) all'inceneritore. Chiusa quella porta, Napoli riapre un sito temporaneo di stoccaggio, cioè una quasi-discarica, ma a tempo. E qua e là nei comuni dell'hinterland, che stanno anche peggio del capoluogo, si vedono camion di spazzatura, dice la gente, "partire pieni e tornare vuoti". Poiché sversatoi legali non ce ne sono più, l'immondizia sta trovando altre vie d'uscita. Anche nel parco del Vesuvio, tutelato dalla procura di Nola con quel suo provvedimento a sorpresa su Terzigno che manda in bestia Bassolino: "Si tratta di un atto ingiusto e illegittimo".La crisi è spaventosa soprattutto nell'area a nord di Napoli e nella fascia vesuviana. Grossi comuni hanno chiuso scuole, mercati, uffici. E' accaduto, per esempio, a Torre Annunziata dove il sindaco ha emesso l'ordinanza "per evitare epidemie", ma è stato costretto a mandare in forze vigili, Guardia di finanza e polizia per domare la protesta degli ambulanti. Città semideserte, perché la gente evita di uscire. Ieri, con le scuole chiuse e un caldo già quasi torrido, si incontravano ben pochi bambini per strada: topi, scarafaggi e paura delle malattie mortificano anche la voglia dei giochi.

giovedì 27 marzo 2008

martedì 5 febbraio 2008

La legge sull’ aborto risale in Italia ad anni piuttosto recenti.
La corte costituzionale, pur ritenendo che “la tutela del concepito ha fondamento costituzionale”, si espresse in favore dell’interruzione della gravidanza se, giustificata da motivi molto gravi. Fu questo il primo passo verso una visione più moderna, aprendo di fatto la strada verso la nuova disciplina sull’aborto, consentendo così la soppressione del feto quando la gravidanza “implichi danno o pericolo grave, medicalmente accertato e non altrimenti evitabile, per la salute della donna”.
Tre anni dopo, il 22/5/1978, veniva definitivamente approvata la legge sull’ aborto n 194, secondo la quale decadevano i reati previsti e si consentiva l’interruzione della gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione, nei casi in cui la sua prosecuzione costituisse gravi rischi per la salute psico-fisica della donna.

La legge sull’ aborto 194/78- la disciplina italiana sull’ aborto contiene le “norme per la tutela sociale della maternità e sull’ interruzione volontaria della gravidanza”, 22 articoli che ne regolano l’attuazione.

Vediamone gli aspetti principali:
- lo stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconoscendo il valore sociale della maternità e tutelando la vita umana sin dal suo inizi inoltre l’interruzione volontaria della gravidanza non va interpretata come mezzo per l controllo delle nascite;

- la donna che in Itala intenda ricorrere alle tecniche abortive entro i primi 90 giorni di gravidanza, può rivolgersi a un consultorio familiare o una struttura socio-sanitaria all’ uopo abilitata o, infine, a un medico di sua fiducia. I consultori assistono la donna con il fine di farle superare le cause che potrebbero indurla all’ aborto proponendole soluzioni ai problemi esposti, siano essi di tipo sanitario, economico o sociale. Il medico ha il compito di effettuare gli accertamenti necessari e l’ obbligo di attestare l’ intenzione della donna in un certificato;

- per ricorrere all’aborto devono sussistere alcune condizioni fondamentali secondo le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna, in relazione al suo stato di salute o alle sue condizioni economiche, sociali e familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o a malformazioni del concepito;

- l’aborto provocato viene effettuato da un medico del servizio ostetrico-ginecologici presso un ospedale generale oppure presso uno degli ospedali pubblici specializzati. Nei primi 90 giorni l’ interruzione della gravidanza può essere praticata anche presso case di cura autorizzate dalle regioni, fornite di requisiti igienico sanitari e di adeguati servizi ostetrico-ginecologici.

- la richiesta di interruzione della gravidanza viene fatta personalmente dalla donna. Nel caso in cui la donna sia in età inferiore ai 18 anni, per l’ interruzione della gravidanza è richiesto l’assenso di chi esercita su di lei la potestà e la tutela. Tuttavia, nei primi 90 giorni, quando vi siano veri motivi che impediscano o sconsiglino la consultazione delle persone esercenti la potestà e la tutela, il giudice tutelare, in seguito a particolari procedure, può autorizzare la donna, con atto non soggetto a reclamo, a decidere l’ interruzione della gravidanza. Se la donna fosse interdetta per infermità di mente, la richiesta di aborto, oltre che da lei personalmente, anche dal tutore e dal marito non tutore. La richiesta presentata dal tutore o dal marito deve essere confermata dalla donna;

- sono previste diverse pene per chi cagioni per colpa l’interruzione della gravidanza o il parto prematuro senza il consenso della donna o senza l’osservanza delle modalità indicate espressamente dalla legge.

lunedì 4 febbraio 2008

guerra civile in kenya

Nairobi - Sono almeno 250 le persone uccise in Kenya negli scontri seguiti alla rielezione del presidente Mwai Kibaki. "E' questo il dato che a noi risulta - ha affermato il segretario generale della Croce Rossa kenyota Abbas Guled - ma non è aggiornato con i dati della notte appena trascorsa".
Kisumu, la città nel cui obitorio sono stati ammassati più di cento cadaveri, è nel cuore del territorio dei Luo, l'etnia del leader dell'opposizione Raila Odinga, ed è stato uno degli epicentri della rivolta dopo la proclamazione della vittoria di Kibaki. La rabbia è esplosa dopo che Odinga è stato dichiarato perdente dalla commissione elettorale con uno scarto minimo di voti (4.584.721 per Kibaki contro 4.352.993 per Odinga). La televisione ha mostrato vere e proprie battaglie.
Cinquanta bruciati vivi in una chiesa Sarebbero una cinquantina le persone bruciate vive all'interno di una chiesa data alle fiamme a Kisumu. Si erano rifugiate nell'edificio sacro per fuggire alle violenze quando sono state appicate le fiamme. La notizia è stata data dalla Croce Rossa locale che ha fatto sapere che "42 persone gravemente ustionate sono state ricoverate in ospedale" ma di non essere in grado di confermare il numero preciso dei morti.
La chiesa cristiana data alle fiamme ad Eldoret (ovest del Kenya) era di rito Wakorino. Una chiesa che affonda le sue basi su riti ancestrali dell'etnia kikuyo. Lo si apprende da fonti molto attendibili, anche se non ancora ufficiali. Se vero, tutti i morti, e i numerosissimi feriti, sarebbero quasi certamente kikuyo. Questo darebbe un impulso drammatico ai sanguinosi scontri in corso in Kenya (il cui bilancio sfiora ormai i 300 morti negli ultimi cinque giorni), scontri che di politico ormai non hanno più nulla, ma che sono divenuti sostanzialmente a base etnica.
Secondo alcune fonti religiose, sarebbero ormai a centinaia i Kikuyu, terrificati, che hanno cercato rifugio nelle chiese della zona della città keniana occidentale di Eldoret, dove molte case sono state date alle fiamme e dove è ormai pericoloso muoversi. Quella kikuyo è la principale etnia del Paese, e dall' indipendenza (1963) ha avuto sempre nelle sue mani quasi tutto il potere: dai livelli più alti, fino ai più piccoli posti impiegatizi. Tendenza accentuatasi nei cinque anni di presidenza di Mwai Kibaki - confermato al suo posto dalle ultime, contestate votazioni - anche lui di etnia kikuyo. Il leader dell'opposizione, Raila Odinga, è invece un Luo, la terza etnia del Paese, ma molto potente economicamente e culturalmente. Al suo seguito c'erano non solo la gran massa dei diseredati keniani, ma numerosi dei circa 40 altri (tra grandi e piccoli) gruppi etnici keniani, stanchi dello strapotere kikuyo. Questa si sta rivelando la vera chiave di lettura della gran parte delle uccisioni di questi giorni: scontri etnici che evocano gli spettri non lontani del Ruanda.
Quattromila italiani in vacanza La Farnesina segue "con preoccupazione" l'evolversi della situazione in Kenya, "non escludendo un peggioramento della situazione", tuttavia ricorda che "gli scontri e le violenze non coinvolgono occidentali e non sono dirette contro i turisti" e invita i tour operator "a prevedere ulteriori voli" per il rientro dei nostri connazionali, "se necessario". Lo ha precisato il capo dell'Unità di crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni, confermando che gli aeroporti del Kenya sono tutti aperti anche se possono registrarsi alcuni "ritardi o difficoltà". Naturalmente i numerosi turisti italiani che hanno scelto di passare le vacanze di Capodanno in Kenya (oltre 4000, soprattutto a Malindi e sulla costa) sono stati invitati a rimanere in stretto contatto con gli operatori turistici ed ad osservare misure di "massima prudenza". La Farnesina "sconsiglia" ai turisti italiani di partire in questi giorni per il Kenya. Ulteriori informazioni si possono trovare sul sito 'viaggiaresicuri.it'.

scenetta ale e franz

B = wauwauwau B = ma non mi danno nemmeno 50 euro per una pistola
A = eh? Senza caricature
B = wauwauwau A = io teli darei
A = non capisco! B = davvero ok
B = o la borsa o la vita A = tira fuori i soldi
A = oh che paura B = e ma non è giusto sei sleale
B = eheheh c’è bisogno di sentirselo dire per capire?! A = il fatto è che io uso la testa e tu invece no, non sei
A = non avevo capito, sembrava che avesse in bocca qual cosa male eh, c’è stato un momento dove ho avuto paura pensa,
B = no basta o la borsa o la vita? Senti ma perché non ci mettiamo a lavorare insieme, senti
A = in che senso scusi? ho già in mente un piano ma ci dobbiamo sistemare e poi
B = come in che senso? ci serve una macchina ma io non la ho!
A = cosa vuol dire o la borsa o la vita? B = non c’è problema la ho io
B = o mi dai la borsa o ti ammazzo! A = dammi le chiavi della macchina!!!
A = perché? B = e ma che iena che sei!
B = perché questa è una rapina!
A = e no questa e una pistola (dice indicando la pistola)
B = in che senso?
A = nel senso che questa è una pistola e serve per sparare
B = senti non fare il furbo sennò ti sparo
A = con cosa?
B = con la pistola
A = a visto che è una pistola non è una rapina
B = lo dico per l’ultima volta o la borsa o la vita
A = va bene ho capito le do la borsa…se le do la borsa lei non mi ammazza però vero?
B = si parola mia
A = e se le do la vita?io posso tenermi la borsa?...se le do la vita la borsa a chi va?
B = come a chi va, a me!
A = e no, lei si è gia preso la vita
B = ho capito ma tu sei morto
A = e allora un morto non può avere una borsa? Tutancamon aveva una piramide piena di cavolate e io non posso tenere una ventiquattrore?
B = ho capito ma tu sei morto cosa lascio la borsa qui in strada?...magari tela rubano
A = mela rubano, possono perché io sono morto e loro si prendono la borsa e non la vita, non è difficile da capire è lei che vuole prendere tutte e due le cose, non si può…deve scegliere se mi ammazza prende la vita ma la borsa rimane qua
B = e allora ti ferisco
A = cosa fa le cose a metà adesso
B = bé ora mi va di ferirti
A = e per ferirmi deve passare sul mio cadavere
B = e adesso come faccio
A = si ma in fretta non è che ho tutta la mattina per questa cosa su
B = ei senti bello guarda che se stavi zitto ora eravamo a casa tutti e due
A = ma allora perché non mi strappa la borsa e corre via?
B = e no io ormai ho finito con gli scippi, si corre troppo sudo e mi ammalo poi sono più i giorni che sto a casa malato che non quelli di lavoro
A = wau quanto l’ha pagata la pistola?
B = 450, 400 miei e 50 la mia mamma
A = mela vende la pistola?
B = no no niente da fare
A = iene do 300
B = ma ti ho detto che l’ho pagata 450 tre giorni fa
A = ma è usata, male ma è usata, vabbé te ne do 350
B = ok affare fatto, ma cosa te ne fai di una pistola?
A = …..dammi i soldi!
B = no non teli do
A = allora se non meli dai ti ammazzo e poi ti prendo i soldi
B = non puoi è come la borsa o la vita
A = ma io non ho detto ho la borsa o la vita, ho detto dammi i soldi senno ti ammazzo
B = ok tieni ma ti voglio proporre un affare ti compro la pistola
A = ne voglio 400….e sai i prezzi salgono
B = ok 300 ora e gli altri lunedì
A = ok perché sei tu………
B = ahhhhhhhhh
A = ma senza caricatore
B = come senza caricatore
A = hai voluto lo sconto, 50 euro in meno un pezzp in meno
B = ma come faccio a usarla adesso
A = vendila

introduzione dei promesi sposi

Testo
Introduzione
"L'Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl'anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia. Ma gl'illustri Campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e d'Allori, rapiscono solo che le sole spoglie più sfarzose e brillanti, imbalsamando co' loro inchiostri le Imprese de Prencipi e Potentati, e qualificati Personaggj, e trapontando coll'ago finissimo dell'ingegno i fili d'oro e di seta, che formano un perpetuo ricamo di Attioni gloriose. Però alla mia debolezza non è lecito solleuarsi a tal'argomenti, e sublimità pericolose, con aggirarsi tra Labirinti de' Politici maneggj, et il rimbombo de' bellici Oricalchi: solo che hauendo hauuto notitia di fatti memorabili, se ben capitorno a gente meccaniche, e di piccol affare, mi accingo di lasciarne memoria a Posteri, con far di tutto schietta e genuinamente il Racconto, ouuero sia Relatione. Nella quale si vedrà in angusto Teatro luttuose Traggedie d'horrori, e Scene di malvaggità grandiosa, con intermezi d'Imprese virtuose e buontà angeliche, opposte alle operationi diaboliche. E veramente, considerando che questi nostri climi sijno sotto l'amparo del Re Cattolico nostro Signore, che è quel Sole che mai tramonta, e che sopra di essi, con riflesso Lume, qual Luna giamai calante, risplenda l'Heroe di nobil Prosapia che pro tempore ne tiene le sue parti, e gl'Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl'altri Spettabili Magistrati qual'erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d'atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl'huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l'humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d'Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti. Per locché descriuendo questo Racconto auuenuto ne' tempi di mia verde staggione, abbenché la più parte delle persone che vi rappresentano le loro parti, sijno sparite dalla Scena del Mondo, con rendersi tributarij delle Parche, pure per degni rispetti, si tacerà li loro nomi, cioè la parentela, et il medesmo si farà de' luochi, solo indicando li Territorij generaliter. Né alcuno dirà questa sij imperfettione del Racconto, e defformità di questo mio rozzo Parto, a meno questo tale Critico non sij persona affatto diggiuna della Filosofia: che quanto agl'huomini in essa versati, ben vederanno nulla mancare alla sostanza di detta Narratione. Imperciocché, essendo cosa evidente, e da verun negata non essere i nomi se non puri purissimi accidenti..."
"Ma, quando io avrò durata l'eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e l'avrò data, come si suol dire, alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di leggerla?"
Questa riflessione dubitativa, nata nel travaglio del decifrare uno scarabocchio che veniva dopo accidenti, mi fece sospender la copia, e pensar più seriamente a quello che convenisse di fare. "Ben è vero, dicevo tra me, scartabellando il manoscritto, ben è vero che quella grandine di concettini e di figure non continua così alla distesa per tutta l'opera. Il buon secentista ha voluto sul principio mettere in mostra la sua virtù; ma poi, nel corso della narrazione, e talvolta per lunghi tratti, lo stile cammina ben più naturale e più piano. Sì; ma com'è dozzinale! com'è sguaiato! com'è scorretto! Idiotismi lombardi a iosa, frasi della lingua adoperate a sproposito, grammatica arbitraria, periodi sgangherati. E poi, qualche eleganza spagnola seminata qua e là; e poi, ch'è peggio, ne' luoghi più terribili o più pietosi della storia, a ogni occasione d'eccitar maraviglia, o di far pensare, a tutti que' passi insomma che richiedono bensì un po' di rettorica, ma rettorica discreta, fine, di buon gusto, costui non manca mai di metterci di quella sua così fatta del proemio. E allora, accozzando, con un'abilità mirabile, le qualità più opposte, trova la maniera di riuscir rozzo insieme e affettato, nella stessa pagina, nello stesso periodo, nello stesso vocabolo. Ecco qui: declamazioni ampollose, composte a forza di solecismi pedestri, e da per tutto quella goffaggine ambiziosa, ch'è il proprio carattere degli scritti di quel secolo, in questo paese. In vero, non è cosa da presentare a lettori d'oggigiorno: son troppo ammaliziati, troppo disgustati di questo genere di stravaganze. Meno male, che il buon pensiero m'è venuto sul principio di questo sciagurato lavoro: e me ne lavo le mani".
Nell'atto però di chiudere lo scartafaccio, per riporlo, mi sapeva male che una storia così bella dovesse rimanersi tuttavia sconosciuta; perché, in quanto storia, può essere che al lettore ne paia altrimenti, ma a me era parsa bella, come dico; molto bella. "Perché non si potrebbe, pensai, prender la serie de' fatti da questo manoscritto, e rifarne la dicitura?" Non essendosi presentato alcuna obiezion ragionevole, il partito fu subito abbracciato. Ed ecco l'origine del presente libro, esposta con un'ingenuità pari all'importanza del libro medesimo.
Taluni però di que' fatti, certi costumi descritti dal nostro autore, c'eran sembrati così nuovi, così strani, per non dir peggio, che, prima di prestargli fede, abbiam voluto interrogare altri testimoni; e ci siam messi a frugar nelle memorie di quel tempo, per chiarirci se veramente il mondo camminasse allora a quel modo. Una tale indagine dissipò tutti i nostri dubbi: a ogni passo ci abbattevamo in cose consimili, e in cose più forti: e, quello che ci parve più decisivo, abbiam perfino ritrovati alcuni personaggi, de' quali non avendo mai avuto notizia fuor che dal nostro manoscritto, eravamo in dubbio se fossero realmente esistiti. E, all'occorrenza, citeremo alcuna di quelle testimonianze, per procacciar fede alle cose, alle quali, per la loro stranezza, il lettore sarebbe più tentato di negarla.
Ma, rifiutando come intollerabile la dicitura del nostro autore, che dicitura vi abbiam noi sostituita? Qui sta il punto.Chiunque, senza esser pregato, s'intromette a rifar l'opera altrui, s'espone a rendere uno stretto conto della sua, e ne contrae in certo modo l'obbligazione: è questa una regola di fatto e di diritto, alla quale non pretendiam punto di sottrarci. Anzi, per conformarci ad essa di buon grado, avevam proposto di dar qui minutamente ragione del modo di scrivere da noi tenuto; e, a questo fine, siamo andati, per tutto il tempo del lavoro, cercando d'indovinare le critiche possibili e contingenti, con intenzione di ribatterle tutte anticipatamente. Né in questo sarebbe stata la difficoltà; giacché (dobbiam dirlo a onor del vero) non ci si presentò alla mente una critica, che non le venisse insieme una risposta trionfante, di quelle risposte che, non dico risolvon le questioni, ma le mutano. Spesso anche, mettendo due critiche alle mani tra loro, le facevam battere l'una dall'altra; o, esaminandole ben a fondo, riscontrandole attentamente, riuscivamo a scoprire e a mostrare che, così opposte in apparenza, eran però d'uno stesso genere, nascevan tutt'e due dal non badare ai fatti e ai principi su cui il giudizio doveva esser fondato; e, messele, con loro gran sorpresa, insieme, le mandavamo insieme a spasso. Non ci sarebbe mai stato autore che provasse così ad evidenza d'aver fatto bene. Ma che? quando siamo stati al punto di raccapezzar tutte le dette obiezioni e risposte, per disporle con qualche ordine, misericordia! venivano a fare un libro. Veduta la qual cosa, abbiam messo da parte il pensiero, per due ragioni che il lettore troverà certamente buone: la prima, che un libro impiegato a giustificarne un altro, anzi lo stile d'un altro, potrebbe parer cosa ridicola: la seconda, che di libri basta uno per volta, quando non è d'avanzo.