martedì 6 gennaio 2009

Cristo si è fermato a Eboli

è un romanzo autobiografico dello scrittore Carlo Levi scritto tra il dicembre del 1943 e il luglio del 1944 a Firenze e pubblicato da Einaudi nel 1945. Sotto il regime fascista, negli anni 1935-36, lo scrittore fu condannato al confino in Lucania a causa della sua attività antifascista e trascorse un lungo periodo in Basilicata, ad Aliano (che nel libro viene chiamata Gagliano imitando la pronuncia locale), dove ebbe modo di conoscere la realtà di quelle terre e della sua gente. Al ritorno del confino Levi, dopo aver trascorso un lungo periodo in Francia, scrisse il romanzo nel quale rievoca il periodo trascorso a Gagliano e quello precedente a Grassano. Lo stesso Levi scrive nella sua prefazione[1] "Come in un viaggio al principio del tempo, Cristo si è fermato a Eboli racconta la scoperta di una diversa civiltà. È quella dei contadini del Mezzogiorno: fuori dalla Storia e della Ragione progressiva, antichissima sapienza e paziente dolore. Il libro tuttavia non è un diario; fu scritto molti anni dopo l'esperienza diretta da cui trasse origine, quando le impressioni reali non avevano più la prosastica urgenza del documento". Rocco Scotellaro ha scritto: "Cristo si è fermato a Eboli è il più appassionante e crudele memoriale dei nostri paesi." “.. non siamo cristiani, -essi dicono (i contadini lucani)- Cristo si è fermato ad Eboli. Cristiano, nel loro linguaggio vuol dire uomo… Questa fraternità passiva, secolare pazienza è il profondo sentimento comune dei contadini, legame non religioso, ma naturale. Essi non hanno né possono avere, quella che si usa chiamare coscienza politica, perché sono, in tutti i sensi del termine, pagani, non cittadini: gli dèi dello Stato e della città non possono avere culto fra queste argille, dove regna il lupo e l’antico, nero cinghiale, né alcun muro separa il mondo degli uomini da quello degli animali e degli spiriti, né le fronde degli alberi visibili dalle oscure radici sotterranee...”

Trama: Levi lasciato Grassano, prima tappa del suo confino, racconta di essere giunto a Gagliano in un pomeriggio di agosto accompagnato da "due rappresentanti dello Stato, dalle bande rosse ai pantaloni e dalle facce inespressive" provando un grande dispiacere per aver dovuto dire addio a quelle terre.Arrivato a Gagliano egli viene "scaricato e consegnato al segretario comunale" e, dopo essere stato presentato al podestà Magalone e al brigadiere, rimane solo in mezzo alla strada. Per Levi, il primo impatto è molto brusco: una prima occhiata lo convince che i tre anni di confino che avrebbe dovuto trascorrere in quel luogo sarebbero stati molto lunghi e oziosi e l'immagine del paese, così chiuso e sperduto, suggeriscono subito alla sua mente l'idea della morte.Dopo aver osservato il paese egli si avvia verso quello che sarà il suo primo alloggio indirizzato dal segretario la cui cognata, rimasta vedova, aveva una camera che affittava ai rari viandanti di passaggio e che si trovava a pochi passi dal municipio. Dalla vedova verrà in seguito a conoscenza di molte cose riguardo al luogo e alla gente che abita il paese.Durante la sua prima passeggiata conosce i due medici del paese, Gibilisco e Milillo, che, pur esercitando quella professione, non ne erano validi rappresentanti. Non volendo mettersi in competizione con i due "medicaciucci", come venivano definiti in paese Milillo e Gibilisco, Levi si sentirà spesso angosciato ogni qualvolta gli verrà richiesto un parere medico perché sente che l'ingenua fiducia di quei contadini che si affidano a lui "chiedeva un ricambio" ed egli, pur potendo contare su una sufficiente preparazione di studi, non aveva la pratica e la sua mentalità era molto lontana da quella scientifica "fatta di freddezza e di distacco".Fra le persone che conosce in quei giorni ci sono don Trajella, il parroco del paese ormai rassegnato agli atteggiamenti miscredenti e superstiziosi dei contadini, e donna Caterina Magalone, sorella del podestà.A spezzare la monotonia di quei lunghi giorni sarà l'arrivo della sorella Luisa che gli porta alcuni medicinali e strumenti per poter curare i contadini del luogo incoraggiandolo e consigliandolo.Nella ricerca della solitudine, l'unico luogo che Carlo Levi trova è il cimitero, posizionato poco fuori dal paese. Qui egli suole sdraiarsi sul fondo di una fossa per contemplare il cielo e lì si addormenta con il cane Barone ai suoi piedi. Il cimitero è anche l'unico posto dove il paesaggio rompe la sua monotonia. È qui perciò che Levi prende l'abitudine di dipingere, spesso sorvegliato da un carabiniere mandato dal troppo prudente podestà.Dopo aver soggiornato per venti giorni a casa della vedova, egli si trasferisce in quella che era stata la casa di don Rocco Macioppi, il precedente parroco di Gagliano; in questo luogo Levi si trova a proprio agio, soprattutto grazie al fatto che la casa è situata nella parte esterna del paese, lontano dagli sguardi inquisitori del podestà. Si presenta il problema di trovare una donna per fare le pulizie, prendere l'acqua alla fontana e gli preparasse da mangiare.

« Il problema era più difficile di quanto non credessi: e non perché mancassero donne a Gagliano, che anzi, a decine si sarebbero contese quel lavoro e quel guadagno. Ma io vivevo solo... e nessuna donna poteva perciò entrare, da sola, in casa mia. Lo impediva il costume, antichissimo e assoluto, che è fondamento del rapporto fra i sessi »


Donna Caterina gli risolve il problema trovandogli come domestica, Giulia, una delle tante "streghe" di Gagliano, ovvero una di quelle donne che avevano avuto più figli da uomini diversi e che praticavano delle specie di "riti magici".Dopo tre mesi di permanenza a Gagliano giunge da Matera il permesso di poter trascorrere alcuni giorni a Grassano, la sua precedente residenza, per sistemare alcuni effetti personali. Qui Levi torna indietro con la mente e con i ricordi, rincontra i vecchi amici ed assiste ad uno spettacolo di attori girovaghi dopo aver ottenuto il permesso di uscire alla sera dal dottor Zagarella, podestà di Grassano. Ma "i pochi giorni di Grassano" passano in fretta ed egli deve ripartire per ritornare nella solitudine Gaglianese.

« Una mattina presto, con un tempo grigio e incerto, l'automobile mi aspettava davanti alla porta. Salutato rumorosamente da Preisco e dai suoi figli e da Antonino e Riccardo, dissi addio a quel paese, dove non sono tornato più »


Ormai l'inverno è alle porte, le giornate si accorciano ed il clima peggiora. Con l'inverno giunge anche Natale e con questo un fatto increscioso: il parroco, don Trajella, pronuncia la messa natalizia ubriaco, o fingendo di essere tale, simulando inoltre la perdita della predica ed il ritrovamento "miracoloso" di una lettera spedita da parte di un contadino partito per l'America, contenente i saluti per tutto il paese. L'evento non suscita l'approvazione del podestà Magalone, che fa successivamente in modo di cacciare il buon parroco.Un altro evento che suscita molto interesse nel paese è l'arrivo del sanaporcelle, erede dell'antica tradizione familiare di togliere le ovaie alle scrofe per farle ingrassare bene e di più.Arriva la fine dell'anno

« Così finì, in un momento indeterminabile, l'anno 1935, quest'anno fastidioso, pieno di noia legittima, e cominciò il 1936, identico al precedente, e a tutti quelli che sono venuti prima, e che verranno poi nel loro indifferente corso disumano. Cominciò con un segno funesto, una eclisse di sole »



Verso aprile riceve un telegramma che gli annuncia la morte di un parente e la questura lo autorizza a recarsi, ben scortato, per pochi giorni a Torino. Egli vede, in questa occasione, la città con occhi nuovi: guarda con distacco amici e parenti, rendendosi conto che la sua esperienza meridionale lo aveva cambiato profondamente sia nei modi di fare sia interiormente.Al suo ritorno in Lucania lo aspettano alcune novità, tra le quali la scomparsa di Giulia, la sua domestica, a causa della gelosia dell'attuale compagno e l'arrivo del sostituto di don Trajella, allontanato a causa degli avvenimenti natalizi.Qualche tempo dopo, in mezzo all'euforia fascista per la conquista dell'Etiopia ed al dispiacere dei contadini, Levi riceve la liberazione dal confino e, con la descrizione del suo viaggio in treno, termina il romanzo.

« Ma già il treno mi portava lontano, attraverso le campagne matematiche di Romagna, verso i vigneti del Piemonte, e quel futuro misterioso di esili, di guerre e di morti, che allora mi appariva appena, come una nuvola incerta nel cielo sterminato. - Firenze, dicembre 1943 - luglio 1944 »



La tipologia dei personaggi
Uno dei fondamentali elementi della narrazione sono i diversi tipi di personaggi, come il podestà che "è un giovanotto alto, grosso e grasso, con un ciuffo di capelli neri e unti che gli piovono in disordine sulla fronte, un viso giallo e imberbe da luna piena, e degli occhietti neri e maligni, pieni di falsità e di soddisfazione", il dottor Milillo che "ha una sessantina d'anni o poco meno. Ha le guance cascanti e gli occhi lagrimosi e bonari di un vecchio cane da caccia. È imbarazzato e lento nei movimenti, più per natura che per l'età. Le mani gli tremano, le parole gli escono balbettanti, tra un labbro superiore enormemente lungo, e uno inferiore cadente", il dottor Gibilisco che "è un uomo anziano, grosso, panciuto, impettito, con una barba grigia a punta e dei baffi che piovono su una bocca larghissima, piena zeppa di denti gialli e irregolari... Porta gli occhiali, una specie di cilindro nero in capo, una redingote nera spelacchiata, e dei vecchi pantaloni neri lisi e consumati. Brandisce un grosso ombrello nero di cotone", Don Giuseppe Trajella che "era un vecchio piccolo e magro, con degli occhiali di ferro a stanghetta su un naso affilato, all'ombra del pendaglio rosso che scendeva dal cappello, e dietro agli occhiali degli occhietti pungenti, che passavano rapidamente da una fissità ossessionata a un brillare brusco di arguzia. La bocca sottile gli cascava in una piega di abituale amarezza. Sotto all'abito sporco e sdrucito, pieno di frittelle e sbottonato, spuntavano gli stivali scalcagnati e pieni di polvere" e ancora Donna Caterina Magalone Cuscianna che "era una donna di una trentina d'anni, piccola e grassoccia. Di viso assomigliava al fratello, ma con un aspetto più volontario e appassionato.Gli occhi aveva nerissimi, come i capelli; la pelle lucida e giallastra e i denti guasti le davano un aspetto malsano". Costoro si stagliano nitidi sullo sfondo del paesaggio che assume, nella sua descrizione, caratteristiche mitiche.Alla gente del luogo si mescolano personaggi misteriosi come i briganti, invisibili ma presenti.

cap. 9,10,11,12,13 de "la monaca di Monza"

Capitolo 9
I tre fuggitivi approdano sulla sponda del lago opposta a Pescarenico e si accomiatano dal barcaiolo che li aveva trasportati. Guidati poi da un barocciaio, i tre giungono fino a Monza su di un carro. Qui possono riposarsi e rifocillarsi in una locanda. Dopo un breve pasto Renzo dà l'addio alle due donne. Sempre sotto la guida del barocciaio, le due donne si recano prima al convento dei cappucini e poi, accompagnate dal padre guardiano, al monastero di monache nel quale sperano di trovare ospitalità. Il frate chiede per loro la protezione di Gertrude, una suora di nobile e potente famiglia. La giovane monaca ha circa venticinque anni e il suo viso mostra una bellezza sfiorita. Il suo atteggiamento e il suo modo di indossare il saio hanno qualcosa di strano. Gertrude interroga le due donne e il padre guardiano a proposito delle vicende di Lucia. Al termine del colloquio concede ospitalità ad Agnese e Lucia. Viene descritta la famiglia di Gertrude e la regola in essa vigente, secondo la quale, tutti i figli, ad esclusione del primogenito, dovevano entrare in convento. Fin dalla prima infanzia, i genitori e i parenti di Gertrude cercano, anche con subdoli espedienti, di inculcarle l'idea della vita consacrata. L'infanzia e l'adolescenza di Gertrude trascorrono nel convento di Monza, dove viene educata in vista di una sua futura scelta monacale. Nei suoi rapporti con le compagne la bambina manifesta la sua innata superbia, ma anche i primi cenni di rifiuto della vita religiosa. Prima di prendere definitivamente i voti. Gertrude è ricondotta nella casa paterna. Qui viene trattata con indifferenza ed isolata al fine di metterla a disagio e di farle desiderare il convento. Scoperto il suo innamoramento per un paggio, Gertrude viene imprigionata in una stanza: per uscire da quella segregazione, ella si dichiara disposta a scegliere la vita consacrata.

Capitolo 10
Colta in un momento di debolezza, Gertrude, forzata dal padre, accetta di entrare in monastero. Viene dato l'annuncio della decisione della ragazza e iniziano i festeggiamenti. Dopo le ultime raccomandazioni sul contegno da tenere e sulle risposte da dare alla badessa, Gertrude viene condotta in monastero a Monza per la presentazione della domanda di ammissione. Anche in convento vengono organizzati grandi festeggiamenti. Tra il principe padre di Gertrude e la badessa si svolge un colloquio molto formale volto a stabilire la sincerità della vocazione della ragazza. Il sacerdote incaricato di valutare la sincerità della vocazione di Gertrude interroga la fanciulla, la quale, per timore del padre, mente e dichiara di scegliere liberamente la vita claustrale. Gertrude diviene monaca per sempre e maestra delle educande. La vita del chiostro non allontana però la giovane dalle passioni terrene: i suoi primi anni in monastero sono dunque segnati dall'odio verso le altre suore e da improvvisi cambiamenti d'umore. La giovane monaca si lascia sedurre da Egidio, un nobile che abita in un palazzo attiguo al monastero: sotto la sua nefasta influenza Gertrude si lascia trascinare dalle passioni più violente e giunge all'omicidio di una conversa che minacciava di svelare la tresca dei due.

Capitolo 11
Don Rodrigo, attendendo con inquietudine il ritorno dei bravi, pensa alle possibili conseguenze del rapimento di Lucia, ma sa di non correre grossi rischi. Al suo ritorno, Griso annuncia il fallimento della spedizione e riceve severi rimproveri da Don Rodrigo. Dopo aver discusso dei fatti della nottata, i due concordano una strategia per scoprire se vi siano state fughe di notizie sul progetto di rapimento. Il conte Attilio viene informato dal cugino del fallito rapimento di Lucia e attribuisce la responsabilità a fra Cristoforo. I due cugini stabiliscono poi di intimorire il console del villaggio, di convincere il podestà a non intervenire, e di far pressioni sul Conte zio, affinché faccia trasferire il frate. Il Griso si reca in paese per cercare di comprendere ciò che è successo la notte precedente. Nel villaggio c'è un fitto intrecciarsi di voci: tutti i protagonisti di quei fatti turbolenti commentano l'accaduto. Il bravo riferisce al padrone quelle voci e insieme escludono l'ipotesi di una spia interna al palazzotto. Al termine del colloquio, don Rodrigo incarica il proprio uomo di fiducia di scoprire dove si sono rifugiati Renzo e Lucia. Grazie alle chiacchiere del barocciaio, passate di bocca in bocca, il bravo è in grado di informare il suo signore che Lucia si trova a Monza. Il nobile incarica allora il sicario di proseguire là le ricerche: il Griso, che proprio in Monza è maggiormente ricercato dalla giustizia, cerca di sottrarsi, ma alla fine obbedisce agli ordini. Renzo, colmo di tristezza per la separazione da Lucia e per la partenza dal paese, procede verso Milano. Giunto alle porte della città chiede ad un passante indicazioni per raggiungere il convento in cui è destinato. Entrato in città, il giovane scopre con sorpresa della farina e del pane gettati a terra. Pur con timore raccoglie tre pani. Proseguendo poi verso il centro della città, incontra parecchia gente che trasporta affannosamente pane e farina. Viene colpito dalla vista di una famigliola particolarmente impegnata nel trasporto. Il giovane comprende finalmente che è in atto una rivolta e che la gente sta dando l'assalto ai forni: la sua prima sensazione è di piacere. Renzo decide di star fuori dal tumulto e si reca al convento, ma il frate portinaio gli nega l'ingresso. Il giovane va così a curiosare tra la folla e si lascia attrarre dal tumulto.

Capitolo 12
Il capitolo si apre con un'ampia digressione storica nella quale si analizzano le ragioni della carestia: raccolti scarsi, sprechi, pressione fiscale. Il cancelliere Antonio Ferrer adotta un provvedimento molto criticato dal Manzoni: stabilisce per il pane un prezzo un prezzo troppo basso, il quale quasi non consente l'acquisto delle materie prime. Il prezzo del pane viene aumentato e comincia a farsi sentire il malumore del popolo. La folla blocca il garzone di un panettiere e lo deruba della cesta del pane: prende così avvio il tumulto di San Martino. La massa si dirige poi verso il forno "delle grucce" e, malgrado l'intervento degli alabardieri e del capitano di giustizia, dopo un breve assedio, dà l'assalto al forno stesso rubando pane, farina, denaro e distruggendo ogni cosa. Renzo, incuriosito da tutto quel movimento, si muove inconsapevolmente verso il cuore del tumulto ascoltando i pareri contrastanti dei presenti. Mentre il giovane assiste alla distruzione del forno e critica, dentro di sé, tutta quella furia, giunge la notizia di nuovi disordini al Cordusio. La folla si dirige là, passando sotto la statua di Filippo II, la quale offre all'Autore lo spunto per alcune riflessioni sui simboli del potere. La voce si rivela però falsa e la massa, inferocita e delusa, decide di dar l'assalto alla casa del vicario di provvisione, ritenuto responsabile della scarsità di cibo. Renzo, pur non volendo farsi coinvolgere nella rivolta, viene vinto dalla curiosità e si lascia trascinare dalla folla.
Capitolo 13
La folla si dirige verso il palazzo del vicario. Quest'ultimo, aiutato dai servi, riesce a barricarsi in casa e a nascondersi in uno stanzino. Alcuni rivoltosi tentano di scardinare e smurare la porta del vicario per catturarlo e ucciderlo e ciò sotto gli occhi dei soldati spagnoli, i quali non osano intervenire. Renzo, al centro del tumulto, è tra coloro che si oppongono a una giustizia sommaria. Per questo, dopo aver reagito con sdegno alle proposte sanguinarie di un vecchio, rischia il linciaggio. Dal fondo della piazza fa la sua apparizione il gran cancelliere Antonio Ferrer, il quale, forte del sostegno popolare, interviene per salvar la vita del vicario. Nella folla si creano due fazioni, l'una favorevole e l'altra ostile all'intervento di Ferrer; ciò offre all'Autore lo spunto per una riflessione sui meccanismi delle rivolte popolari . Il cancelliere procede in carrozza attraverso la piazza gremita di gente. Alcuni, tra cui Renzo, si adoperano affinché egli possa avanzare, ma il cocchiere, ostentatamente cortese, è costretto a continue fermate. Ferrer promette alla folla di arrestare il vicario e di abbassare nuovamente il prezzo del pane, ma il lettore comprende che le sue promesse non verranno mantenute. Ferrer riesce infine ad entrare nel palazzo del vicario e a trarre in salvo quest'ultimo. Fattolo poi salire sulla propria carrozza, si dirige verso il "castello" continuando a blandire la folla. Scampato il pericolo di un linciaggio Ferrer comincia a temere per le reazioni dei propri superiori, mentre il vicario, ancora molto spaventato, annuncia di volersi ritirare in un grotta.

GERTRUDE la monaca di Monza

Ruolo Seppure sia controversa la figura di Gertrude, può essere classificata come l’aiutante negativa, colei che permette la materiale esecuzione del rapimento di Lucia. Caratterizzazione sociale La monaca di Monza è una nobile che, per volontà del padre, è entrata in convento. Presentazione e descrizione fisica Anche a questo personaggio, Manzoni dedica ben due capitoli per raccontarne la storia. La sua presentazione, nel presente, è quella che appare agli occhi di Lucia e Agnese: «Il suo aspetto, che poteva dimostrar venticinque anni, faceva a prima vista un’impressione di bellezza, ma d’una bellezza sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta. Un velo nero, sospeso e stirato orizzontalmente sulla testa, cadeva dalle due parti, discosto alquanto dal viso; sotto il velo, una bianchissima benda di lino cingeva, fino al mezzo, una fronte di diversa, ma non d’inferiore bianchezza; una altra benda a pieghe circondava il viso, e terminava sotto il mento in un soggolo, che si stendeva alquanto sul petto, a coprire lo scollo d’un nero saio. Ma quella fronte si raggrinzava spesso, come per una contrazione dolorosa; e allora due sopraccigli neri si ravvicinavano, con un rapido movimento. Due occhi, neri anch’essi, si fissavano talora in viso alle persone, con un’investigazione superba; talora si chinavano in fretta, come per cercare un nascondiglio; […]. Le gote pallidissime scendevano con un contorno delicato e grazioso, ma alterato e reso mancante da una lenta estenuazione. Le labbra, quantunque appena tinte d’un rosso sbiadito, pure, spiccavano in quel pallore; i loro moti erano, come quelli degli occhi, subitanei, vivi, pieni d’espressione e di mistero. La grandezza ben formata della persona scompariva in un certo abbandono del portamento, o compariva sfigurata in certe mosse repentine, irregolari e troppo risolute per una donna nonché per una monaca. Nel vestire stesso c’era qua e là qualcosa di studiato e di negletto che annunziava una monaca singolare: la vita era attillata con una certa cura secolaresca, e dalla benda usciva sur una tempia una ciocchettina di neri capelli; cosa che dimostrava dimenticanza o disprezzo della regola.» (cap. IX) Ritratto psicologico In ogni espressione che il Manzoni usa per offrire al lettore la visione completa ed esatta del dramma di Gertrude, si avvertono variamente intrecciati due sentimenti: lo sdegno per una fra le inumane consuetudini di un secolo corrotto e inumano, e un accorato accento di pietà per la sorte dell’infelice vittima. È noto il modo in cui la figura di Gertrude s’innesta nella vicenda del romanzo. Lucia e Agnese, con una lettera di padre Cristoforo al padre guardiano, si presentano al convento di Monza per trovarvi un rifugio sicuro. Non sospettano che, sfuggite per miracolo ad un pericolo, stanno cadendo in un’insidia ancor più grave, e ciò per opera di un personaggio che, nel romanzo ha il compito di continuare l’opera di male, iniziata dal signorotto di provincia. Ma, mentre Don Rodrigo, spirito ottuso, accessibile cono ai richiami di un cocciuto orgoglio, è privo di qualsiasi capacità di autocritica, Gertrude vacilla come gravata da un peso enorme, che la mente e la volontà non trovano la forza di respingere. Tipo / individuo «…La sventurata rispose…». Questo è il punto in cui si deve ricercare la motivazione della sua caratteristica di tipo. Perché Gertrude, nonostante le innumerevoli occasioni, non riesce mai a imporre la sua volontà e a cambiare la sua vita, né col padre, né con Egidio.

DECRETO GELMINI

La bocciatura alle elementari sarà un evento assolutamente straordinario, disposta solo con decisione unanime e solo in casi «eccezionali e comprovati da specifica motivazione». La disposizione è contenuta nel cosiddetto decreto Gelmini di riforma della scuola. Il provvedimento, approvato il 9 ottobre dalla Camera, è attualmente all'esame dell'aula del Senato. Novità anche per gli specializzandi Ssis che potranno essere inseriti nelle graduatorie a esaurimento non più in coda, ma nella posizione spettante in base ai titoli posseduti. Giro di fondi, poi, per mettere mano alle emergenze dell'edilizia scolastica, legate in particolare al rischio sismico. Il pagamento del maestro unico, poi, in caso di ore eccedenti l'orario di servizio di 24 ore, avverrà dal fondo d'istituto, integrato da eventuali economie. Alle medie e alle superiori, infine, le edizioni dei libri scolastici saranno rinnovate ogni sei anni.Il testo approvato dalla Camera mantiene integri, rispetto al decreto legge iniziale, capitoli come quello dello studio della materia "Cittadinanza e Costituzione" in tutti i cicli scolastici, del voto di condotta e del numerico alle elementari e all'esame conclusivo di terza media. Ecco una sintesi del contenuto del provvedimento. Accesso alle scuole universitarie di specializzazione di medicina e chirurgia (articolo 7). La disposizione limita la possibilità di presentare domanda alle scuole universitarie di specializzazione in medicina e chirurgia ai soli aspiranti già laureati, anche se non ancora abilitati, purché l'abilitazione venga conseguita entro la data di inizio delle attività didattiche. Cittadinanza e Costituzione (articolo 1, commi 1 e 2). Dall'anno scolastico 2008/2009 sono attivate, oltre a una sperimentazione nazionale, azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all'acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a "Cittadinanza e Costituzione", nell'ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo di queste materie. Iniziative analoghe saranno avviate anche nella scuola dell'infanzia. All'attuazione si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili. Entrata in vigore (articolo 8, comma 2). Il provvedimento entra in vigore il giorno stesso della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.Finanza pubblica (articolo 8, commi 1 e 1-bis). Dall'attuazione del decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Sono fatte salve le competenze delle Regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano.Graduatorie a esaurimento (articolo 5-bis). I docenti che hanno frequentato i corsi del IX ciclo presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (Ssis) o i corsi biennali abilitanti di secondo livello a indirizzo didattico (Cobaslid) attivati nell'anno accademico 2007/2008 e hanno conseguito il titolo abilitante sono iscritti a domanda nelle graduatorie a esaurimento e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi dei titoli posseduti. Nello stesso modo sono iscritti a domanda i docenti che hanno frequentato il primo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione di docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A e hanno conseguito la relativa abilitazione. Possono chiedere l'iscrizione con riserva alle graduatorie anche coloro che si sono iscritti nell'anno accademico 2007/2008 al corso di laurea in Scienze della formazione primaria e ai corsi quadriennali di didattica della musica (la riserva viene sciolta al conseguimento dell'abilitazione e la collocazione in graduatoria è disposta in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti). Libri di testo (articolo 5). I competenti organi scolastici adottano libri di testo in relazione ai quali l'editore si è impegnato a mantenere invariato il contenuto nella scuola primaria con cadenza quinquennale (salvo l'eventualità che si renda necessaria la pubblicazione di eventuali appendici di aggiornamento, che dovranno comunque essere disponibili separatamente), a valere per il successivo quinquennio e nella scuola secondaria di primo e secondo grado ogni sei anni, a valere per i successivi 6 anni (salvo specifiche e motivate esigenze). Il dirigente scolastico ha il compito di vigilare affinché le delibere del collegio dei docenti sull'adozione deui libri di testo siano assunte nel rispetto delle disposizioni. Maestro unico (articolo 4). Nell'ambito degli obiettivi di razionalizzazione previsti dall'articolo 64 del Dl 112/2008 per la riorganizzazione del servizio scolastico e dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico delle scuole, si prevede che le istituzioni scolastiche costituiscano nelle scuole primarie classi assegnate a un unico insegnante e funzionanti con un orario di ventiquattro ore settimanali. Nei regolamenti si terrà conto delle esigenze legate alla domanda delle famiglie di una più ampia articolazione del tempo-scuola. Una sequenza contrattuale definirà il trattamento economico dovuto all'insegnante unico della scuola primaria per le ore aggiuntive (si passa da un orario settimanale di 22 ore a uno di 24 ore) rispetto all'orario d'obbligo stabilito dalle attuali disposizioni contrattuali. Il ministro dell'Economia, di concerto con il ministro dell'Istruzione, provvederà alla verifica degli effetti finanziari a decorrere dal 1° settembre 2009. A seguito della verifica si provvederà, ove occorra e in via transitoria, a valere sulle risorse del fondo d'istituto delle istituzioni scolastiche da reintegrare con quota parte delle risorse rese disponibili dalle economie di spesa destinate a incrementare le risorse contrattuali (articolo 64, comma 9, del Dl 112/2008). La disciplina entra in vigore dall'anno scolastico 2009/2010 nelle prime classi del ciclo scolastico.

FONTAMARA di Ignazioi Silone

Fontamara è il romanzo più noto di Ignazio Silone. Tradotto in innumerevoli lingue, ha ottenuto ampio riconoscimento di pubblico in tutto il mondo. La sua descrizione di un universo contadino, disperato ed immutabile nel tempo, ha trovato ampi riscontri in luoghi remoti rispetto alle montagne dell'Abruzzo, dove è ambientato il romanzo (un esempio è il Giappone).Fontamara è un paesino arretrato economicamente e tecnologicamente; i Fontamaresi guardano il mondo esterno sapendo di non potervi mai prender parte. Fontamara era e sarà uguale a sé stessa per sempre, non cambierà nulla e ogni anno sarà uguale a quelli precedenti e a quelli successivi: prima la semina, poi l'insolfatura, in seguito la mietitura e, infine, la vendemmia.In questo universo contadino, sia le catastrofi naturali che le ingiustizie vengono subite passivamente; ecco perché nella premessa tutta la vicenda di Fontamara, ovvero la rivendicazione del diritto all'acqua, è definita come "un fatto strano".Semplice nella trama e nel linguaggio, il romanzo ha a volte il tono di una fiaba, ma assume nel complesso un aspetto epico.Un altro aspetto del libro è la denuncia contro i potenti e le autorità.L'azione di denuncia è volta anche contro il fascismo; infatti attraverso l'episodio di Berardo l'autore ci presenta la realtà della censura e dei tentativi d'insurrezione attraverso la stampa clandestina che incitava la gente alla disobbedienza e alla ribellione. Silone descrive anche l'aspetto violento di quell'epoca, ovvero la dura repressione contro i rivoluzionari attuata anche con la pena capitale.
Si scorge il sentimento religioso popolare quando nei dialoghi l'opera di deviazione del corso d'acqua è considerata un sacrilegio, un peccato contro Dio, poiché cambia la natura che Egli ha creato. Premesse [modifica]
Scritto in esilio nel 1930,Fontamara è il primo dei libri con cui Silone, che ha abbandonato una militanza politica attiva, continua il suo impegno morale e civile con la letteratura. In primo luogo Silone ci rende nota la tremenda differenza tra quelli che chiama "cafoni", ovvero i contadini poveri che popolano sia Fontamara sia tanti paesi simili in tutto il mondo che lavorano la terra non per guadagnare, ma per sopravvivere, che si sforzano di estinguere i debiti contratti per superare l'inverno precedente, che parlano solo dialetto e ignorano la lingua dei cittadini: l'italiano, che sono ricchi se hanno un asino o un mulo; ed i cittadini che cambiano il mondo, lasciando i Fontamaresi spettatori.Silone osserva che le discrepanze sono così notevoli che le due categorie costituiscono addirittura due razze distinte, diverse persino nel linguaggio; un cittadino e un cafone potranno parlare per ore senza comprendersi: per loro è impossibile discutere. Non è così, invece, tra i cafoni del resto del mondo che costituiscono un'unica razza e nella comunicazione riescono a superare le barriere linguistiche e intendersi a meraviglia.Il personaggio che incarna il potere è quello dell'Impresario, abile uomo d'affari che ha saputo costruire la propria ricchezza in pochi anni, mentre la gente comune gettava il sangue sulla terra da secoli senza riuscire a racimolare qualche soldo per migliorare le proprie condizioni.Per questo motivo i contadini sostengono, invidiosi, che egli abbia trovato l'America a Fontamara, e i più sospettosi arrivano a supporre che egli sia il diavolo in persona.L'autore, inoltre, ci narra delle tante burle dei cittadini ai danni dei Fontamaresi, come quando le donne intenzionate a parlare col podestà si recano al municipio e vengono derise da chi sostiene che porterebbero solo i pidocchi nello stabile, o come nell'aneddoto del parroco e dell'asino.
La storia [modifica]Il romanzo narra la storia di un vecchio paese della Marsica, Fontamara, più arretrato e misero degli altri. Esso rimase per la prima volta senza illuminazione elettrica poiché nessuno pagava e si riabituò al chiaro di luna.Il giorno dopo, all'alba, le mogli dei contadini si accorsero che un gruppo di operai lavorava per deviare il corso d'acqua con la quale i Fontamaresi irrigavano i campi. Subito i "cafoni" pensarono a una burla, poi le donne andarono verso il capoluogo per parlare col sindaco, ma furono derise dalle guardie.I carabinieri le accompagnarono poi a casa del Podestà appena eletto, l'impresario. Dopo varie discussioni il segretario del comune decise che tre quarti dell'acqua dovessero andare all'impresario e i tre quarti del rimanente ai Fontamaresi, spiegando come si trattasse di una decisione equa che garantiva a tutti la stessa quantità d'acqua: tre quarti, "cioè un po' più della metà". I cantonieri ripresero i lavori.Berardo Viola decise di partire e far fortuna in America, ma non poté riuscirci a causa di una nuova legge. Trovò lavoro da bracciante fuori da Fontamara e faticava parecchio.I rappresentanti dei cafoni della Marsica dovevano essere convocati ad Avezzano per ascoltare le decisioni del nuovo Governo di Roma sulla questione del Fucino.Una giorno arrivò a Fontamara un camion che, gratis, portava i cafoni ad Avezzano. Salirono tutti sul camion, furono condotti in una grande piazza e successivamente dovettero gridare inni ai podestà mentre la piazza era attraversata da un'automobile, poi potevano tornare a casa.Intanto nel paese arrivarono dei camion con i militi fascisti che, fatta rincasare la popolazione, portarono via tutte le armi, violentarono le donne, uscirono in piazza e chiesero agli uomini che tornavano dal lavoro circa il Governo, ma nessuno diede risposte soddisfacenti.I Fontamaresi decisero di chiedere consiglio a Don Circostanza affinché egli trovasse un'occupazione in città per il povero Berardo.I cantonieri finirono di scavare il nuovo letto per il ruscello e giunse l'ora della spartizione dell'acqua; i Fontamaresi videro che il livello dell'acqua destinata a loro scendeva sempre di più e capirono che sotto vi era l'inganno.Berardo decise così di partire l'indomani, ma la sua avventura fu sfortunata perché tra tasse, avvocati e inghippi vari rimase senza soldi, senza lavoro e venne incarcerato poiché sospettato di essere il Solito Sconosciuto, un tale che cospirava contro il sistema attraverso la stampa clandestina. Nonostante Berardo fosse innocente, decise di addossarsi la colpa; in seguito verrà ucciso.La storia giunse a Fontamara e i suoi abitanti decisero di scrivere allora un giornale con gli appunti lasciati dal Solito Sconosciuto e fu intitolato "Che fare?".L'autore e altri cafoni andarono a distribuirlo negli altri paesi, ma mentre tornavano a Fontamara udirono degli spari. Era la guerra a Fontamara, chi aveva potuto era scappato, gli altri erano morti. Il narratore, il figlio e i pochi cafoni che erano con loro si salvarono nascondendosi nei campi. Non ebbero più notizie di nessuno del paese e vissero all'estero grazie all'aiuto del Solito Sconosciuto, ma non poterono restarci. Dopo tante pene, lutti, ingiustizie, odio, i cafoni superstiti si chiedono sempre: "Che fare?".
Commento [modifica]Il narratore è interno e rappresentato da una famiglia di “cafoni”, i cui membri (gli zii di Elvira), che hanno ormai raggiunto in esilio l’autore, si alternano a raccontare, in un lungo flashback, ciascuno le proprie esperienze.

linguaggio sms

Fino a pochi anni fa lo scambio epistolare era un genere letterario. Ora, con fax, e-mail e Sms è diventato una pratica veloce e immateriale. Ecco un confronto tra ieri e oggiLe lettere sono state per lunghi secoli il solo mezzo per comunicare qualcosa a persone lontane: affidate a materiale cartaceo (senza contare altri supporti usati in epoche più antiche) e portate da un luogo all'altro da qualcuno che le prendeva con sé, che se ne faceva carico muovendosi con i mezzi di trasporto disponibili. Se questo accade ancor oggi e la vecchia posta continua a viaggiare per il mondo, la forma epistolare appare però piuttosto in crisi; ma allo stesso tempo fax, e-mail e messaggi sui cellulari sembrano dar luogo ad una prepotente resistenza della scrittura, per via telematica e digitale. E’ certo comunque che scrivere o leggere una e-mail è qualcosa di molto diverso dallo scrivere o leggere una lettera tradizionale: oltre alla velocità, c'è uno statuto diverso della scrittura e della comunicazione stessa. Il recente libro di Maria Luisa Doglio, L'arte delle lettere. Idea e pratica della scrittura epistolare tra Quattro e Seicento permette di affacciarsi su alcuni grandi esempi di scrittura epistolare italiana nel periodo trattato (il tempo lungo delle grandi modificazioni da cui è sorto il mondo moderno). L'autrice aveva già esplorato un "genere" di particolare interesse nel volume Lettera e donna. Scrittura epistolare al femminile tra Quattro e Cinquecento (Bulzoni, Roma 1993); seguendo i caratteri della scrittura delle lettere nella fase storica considerata, mettendo in luce il rilievo sociale e culturale che essa assunse, i modelli che essa elaborò e diffuse, il nuovo libro ci invita a porre qualche domanda sul destino attuale della pratica epistolare, sui modelli che si svolgono nei nostri messaggi viaggianti sugli schermi, senza più buste e senza più mezzi fisici di trasporto.Dieci i casi presentati, dall'umanista Enea Silvio Piccolomini (poi papa Pio II), che ha affidato alla scrittura epistolare latina (lettera al giurista Mariano Sozzini del luglio 1444) una novella che ebbe grande fortuna, nota come la Storia di due amanti , al barocco Emanuele Tesauro, autore del trattato Arte delle lettere missive (stampato nel 1674). In questo viaggio nel tempo incontriamo scrittori notissimi (in primo piano gli eccezionali epistolari di Machiavelli e Tasso) e scrittori meno noti, scritture private e scritture ufficiali, lettere scritte per "informare" e "formare", senza alcun intento di raccolta a stampa e lettere scritte per "costruire e pubblicare un libro". In questa molteplicità di scritture si danno mutamenti consistenti dell'idea stessa della lettera, del suo stile, della sua funzione, del suo uso. Il grande umanista Giovanni Pontano, che scrive lettere sia in latino che in volgare, sia a nome proprio che a nome del principe (come segretario del re di Napoli), giunge a fare della lettera una sorta di "manifesto", di vero e proprio modello ideologico.Matteo Maria Boiardo usa nelle lettere modi burocratici, da vero e proprio "funzionario" collocandosi su di un terreno opposto a quello dell'invenzione fantastica del suo Orlando innamorato. Niccolò Machiavelli, che pure ha compilato una fittissima serie di lettere come segretario della seconda cancelleria della Repubblica di Firenze, nella sua corrispondenza privata si affida ad una "varietà" di materia e di registri, che gli permette anche di farne un luogo "della costruzione dell'immagine di sé" e della propria riflessione politica. Nel corso del Cinquecento si diffonde la tendenza a raccogliere le lettere volgari in libri a stampa, sia antologie di autori diversi, che raccolte di autori singoli: e in particolare le antologie (come quella qui studiata del piemontese Stefano Guazzo) tendono ad offrire modelli di scrittura, veri e propri repertori di temi e di formule molto ricercati dal pubblico.Il fittissimo epistolario del Tasso è invece quasi un modo di esistenza personale, radica la lettera nell'autobiografia, ne fa una sorta di diario intimo, di ostinata difesa di se stesso, di dialogo con le proprie ossessioni: per il grande poeta le lettere giungono ad assumere una vera e propria presenza fisica, e anche il loro smarrimento può essere fonte di angoscia, al punto che egli arriva a sospettare che certe lettere gli possano essere sottratte da un "folletto" (da cui nella sua malattia egli crede di essere insidiato). Arrivando al Seicento, si giunge infine alla lettera come "palestra" per "esercitare l'ingegno", luogo di proliferazione metaforica e di invenzione artificiale: e sullo sfondo si affacciano i vastissimi epistolari del Settecento, la nuova diffusione che in quel secolo avrà la scrittura delle lettere, strumento essenziale della nuova cultura "critica", della conversazione e dell'investigazione razionale, come in seguito dei più vari abbandoni sentimentali (e non a caso il Settecento vedrà il trionfo del genere del romanzo epistolare).Non so se possa accadere che il nostro scrivere attuale, i nostri velocissimi messaggi digitali assumano, nel tempo, i caratteri di un'arte dalla vicenda così ricca e complessa come quella illustrata dalla Doglio: ma è certo comunque che, rispetto a quella tradizione, essi si appoggiano non solo su strumenti diversi, ma su una nozione ben diversa del tempo e dello spazio della scrittura e del loro rapporto con il tempo e lo spazio della vita. I messaggi rapidi e immateriali che affidiamo alla nostra trionfante tecnologia e che essa ci scarica addosso, per la loro stessa rapidità e per il loro stesso proliferare, sembrano in effetti evaporare e perdersi nell'atto stesso in cui si danno, non sembrano mirare a nessuna possibile arte: la stessa comunicazione sembra annullata dalla sua inflazione, dal suo perpetuo circolare.

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QUADRATO, L2, DESTRA, CROCE, R1, GIU, R2, CERCHIOAPNEA INFINITA -GIU, SINISTRA, L1, GIU, GIU, R2, GIU, L2, GIUFAR APPARIRE UN "BULLDOZER" -R2, L1, L1, DESTRA, DESTRA, SU, SU, CROCE, L2, SINISTRALE GANGS CONTROLLANO SAN ANDREAS –L2, SU, R1, R1, SINISTRA, R1, R1, R2, DESTRA, GIUTRAFFICO RIDOTTO -CROCE, GIU, SU, R2, GIU, TRIANGOLO, L1, TRIANGOLO, SINISTRACIELO ARANCIONE -SINISTRA, SINISTRA, L2, R1, DESTRA, QUADRATO, QUADRATO, L1, L2, CROCETUTTI I TAXI HANNO IL NOS -SU, CROCE, TRIANGOLO, CROCE, TRIANGOLO, CROCE, QUADRATO, R2, DESTRASUPER SALTO (CJ POTRÀ SALTARE FINO A 10 VOLTE PIÙ DEL NORMALE) -SU, SU, TRIANGOLO, TRIANGOLO, SU, SU, SINISTRA, DESTRA, QUADRATO, R2, R2.GRASSO AL MASSIMO -TRIANGOLO, SU, SU, SINISTRA, DESTRA, QUADRATO, CERCHIO, GIÙ.MUSCOLI E GRASSO AL MINIMO -TRIANGOLO, SU, SU, SINISTRA, DESTRA, QUADRATO, CERCHIO, DESTRA.FAR APPARIRE UN "QUAD" -SINISTRA, SINISTRA, GIÙ, GIÙ, SU, SU, QUADRATO, CERCHIO, TRIANGOLO, R1, R2.FAR APPARIRE UN "HYDRA" -TRIANGOLO, TRIANGOLO, QUADRATO, 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R1, R2, R2SALTI ALTISSIMI CON LA BMX -TRIANGOLO, QUADRATO, CERCHIO, CERCHIO, QUADRATO, CERCHIO, CERCHIO, L1, L2, L2, R1New Cheats!!!!Veicoli di campagna: L1, L1, R1, R1, L2, L1, R2, giù, sinistra, suCittà del divertimento: triangolo, triangolo, L1, quadrato, quadrato, cerchio, quadrato, giù, cerchioTempesta di sabbia: Su, giù, L1, L1, L2, L1, L2, R1, R2Gangs dappertutto: sinistra, destra, destra, destra, sinistra, croce, giù, su, quadrato, destraSuper pugno: Su, sinistra, croce, triangolo, R1, cerchio, cerchio, cerchio, L2RicompenseRicompense per le missioni:CJ resistente al fuoco: Completa i 12 livelli delle missioni Pompiere.Aumentare la vita massima a 150: Completa i 12 livelli delle missioni Infermiere.Divertirsi con le prostitute fa guadagnare soldi (anzichè toglierteli):Completa il livello 10 delle missioni "pimping".NOS su tutti i taxi: Completa 50 corse.Avere la trazione RS come una proprietà dell'assetto: Completa il livello8 delle missioni Camionista.Aumentare l'armatura massima a 150: Completa il livello 12 delle missioni Vigilante.Veicoli Sbloccabili:Rustler: Prendi tutte le medaglie di bronzo alla scuola da pilota.Stunt Plane: Prendi tutte le medaglie d'argento alla scuola da pilota.Hunter: Prendi tutte le medaglie d'oro alla scuola da pilota per consegnarneuno al "Verdant Meadows Airstrip"Marquis: Prendi tutte le medaglie di bronzo alla scuola nautica.Squallo: Prendi tutte le medaglie d'argento alla scuola nautica.JetMax: Prendi tutte le medaglie d'oro alla scuola nautica.Freeway: Prendi tutte le medaglie di bronzo alla scuola per motociclisti.FCR-900 Prendi tutte le medaglie d'argento alla scuola per motociclisti.NRG-500: Prendi tutte le medaglie d'oro alla scuola per motociclisti.Monster Car: Vincila battendo 8-trackSSuer GT: Prendi tutte le medaglie di bronzo alla scuola di guida.Bullet: Prendi tutte le medaglie d'argento alla scuola di guida.HotKnife: Prendi tutte le medaglie d'oro alla scuola di guida.Dune: Batti il punteggio di 25 nella Dirt Ring.Uniforme medica:Aumenta la relazione con Katie Zhan al 100% per avere un'uniforme consegnataal tuo guardaroba.Easter Eggs:Screensaver per pigri:Non muovere CJ per 2.3 minuti. L'HUD sarà rimosso e la telecamera inizieràa seguire e zoomare su qualsiasi attività che si svolge intorno a voi(Es.: Inseguimenti, combattimenti, persone che parlano...).Cammeo:Nella missione "Wu Zi Mu", durante il filmato d'introduzione, il personaggioprincipale di GTA3 potrebbe essere seduto in un'auto nello sfondo.Cambiare la grandezza della luna:Colpite la luna con il fucile di precisione e crescerà fino a raggiungereuna certa grandezza dopo la quale si rimpicciolirà se la colpirete ancora.Bugs:Guadagnare una Savanna resistente ai proiettili prima del previsto:Dopo che avete finito la missione "High Stakes, Low-Rider", Cesare la sua macchina staranno alla linea d'arrivo, con le porte bloccate. Potetespingere la macchina al garage più vicino e le porte si sbloccheranno.L'auto rimarrà resistente ai proiettili.CJ senza testa:Trovate una satana, poi andate nella modalità due giocatori (trovandoun'icona rappresentante due figure rosse). Fate tagliare al giocatore 2 la testadel vostro personaggio, e poi tornate nella modalità un giocatore. CJnon avrà la testa, ma un disgustoso effetto sanguinante.Pilotare aeroplani senza la licenza da pilota:Normalmente, dovreste avere la licenza da pilota per entrare nell'aeroportodi Los Santos e pilotare un aereo. Ma, c'è un modo per entrare nell'aeroportoe perfino guidare due tipi di aeroplani senza avere ancora ottenuto la licenzada pilota.C'è un uomo fuori dall'aeroporto in una casetta dove c'è scritto"Solo le persone che hanno una licenza da pilota valida possono entrare".Parcheggiate una macchina (qualsiasi auto, l'auto non deve essere larga) difronte all'edificio in cui si trova. Poi, saltate sull'auto e saltate versol'edificio. Sarete automaticamente messi sul tetto dell'edificio. Spingetevisu. Da lì potete entrare nell'aeroporto e prendere un Dodo o un jet privato.Divertitevi!Segreti:Raccogliere denaro in casa:Se lasciate la vostra PS2 accesa per far crescere il denaro nella vostra casaprobabilmente perderete tutta la vita per la fame e finirete all'ospedale. Perevitare ciò, andate dentro la casa di CJ e lasciate andare il gioco nelsoggiorno: il denaro aumenterà comunque e la vita non diminuirà.Arma Sex Toy:A Los Santos, entrate in una qualsiasi stazione di polizia e entrate nella doccia.Dentro essa troverete un Sex Toy rosa che potete usare come arma.