martedì 5 febbraio 2008

La legge sull’ aborto risale in Italia ad anni piuttosto recenti.
La corte costituzionale, pur ritenendo che “la tutela del concepito ha fondamento costituzionale”, si espresse in favore dell’interruzione della gravidanza se, giustificata da motivi molto gravi. Fu questo il primo passo verso una visione più moderna, aprendo di fatto la strada verso la nuova disciplina sull’aborto, consentendo così la soppressione del feto quando la gravidanza “implichi danno o pericolo grave, medicalmente accertato e non altrimenti evitabile, per la salute della donna”.
Tre anni dopo, il 22/5/1978, veniva definitivamente approvata la legge sull’ aborto n 194, secondo la quale decadevano i reati previsti e si consentiva l’interruzione della gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione, nei casi in cui la sua prosecuzione costituisse gravi rischi per la salute psico-fisica della donna.

La legge sull’ aborto 194/78- la disciplina italiana sull’ aborto contiene le “norme per la tutela sociale della maternità e sull’ interruzione volontaria della gravidanza”, 22 articoli che ne regolano l’attuazione.

Vediamone gli aspetti principali:
- lo stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconoscendo il valore sociale della maternità e tutelando la vita umana sin dal suo inizi inoltre l’interruzione volontaria della gravidanza non va interpretata come mezzo per l controllo delle nascite;

- la donna che in Itala intenda ricorrere alle tecniche abortive entro i primi 90 giorni di gravidanza, può rivolgersi a un consultorio familiare o una struttura socio-sanitaria all’ uopo abilitata o, infine, a un medico di sua fiducia. I consultori assistono la donna con il fine di farle superare le cause che potrebbero indurla all’ aborto proponendole soluzioni ai problemi esposti, siano essi di tipo sanitario, economico o sociale. Il medico ha il compito di effettuare gli accertamenti necessari e l’ obbligo di attestare l’ intenzione della donna in un certificato;

- per ricorrere all’aborto devono sussistere alcune condizioni fondamentali secondo le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna, in relazione al suo stato di salute o alle sue condizioni economiche, sociali e familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o a malformazioni del concepito;

- l’aborto provocato viene effettuato da un medico del servizio ostetrico-ginecologici presso un ospedale generale oppure presso uno degli ospedali pubblici specializzati. Nei primi 90 giorni l’ interruzione della gravidanza può essere praticata anche presso case di cura autorizzate dalle regioni, fornite di requisiti igienico sanitari e di adeguati servizi ostetrico-ginecologici.

- la richiesta di interruzione della gravidanza viene fatta personalmente dalla donna. Nel caso in cui la donna sia in età inferiore ai 18 anni, per l’ interruzione della gravidanza è richiesto l’assenso di chi esercita su di lei la potestà e la tutela. Tuttavia, nei primi 90 giorni, quando vi siano veri motivi che impediscano o sconsiglino la consultazione delle persone esercenti la potestà e la tutela, il giudice tutelare, in seguito a particolari procedure, può autorizzare la donna, con atto non soggetto a reclamo, a decidere l’ interruzione della gravidanza. Se la donna fosse interdetta per infermità di mente, la richiesta di aborto, oltre che da lei personalmente, anche dal tutore e dal marito non tutore. La richiesta presentata dal tutore o dal marito deve essere confermata dalla donna;

- sono previste diverse pene per chi cagioni per colpa l’interruzione della gravidanza o il parto prematuro senza il consenso della donna o senza l’osservanza delle modalità indicate espressamente dalla legge.

lunedì 4 febbraio 2008

guerra civile in kenya

Nairobi - Sono almeno 250 le persone uccise in Kenya negli scontri seguiti alla rielezione del presidente Mwai Kibaki. "E' questo il dato che a noi risulta - ha affermato il segretario generale della Croce Rossa kenyota Abbas Guled - ma non è aggiornato con i dati della notte appena trascorsa".
Kisumu, la città nel cui obitorio sono stati ammassati più di cento cadaveri, è nel cuore del territorio dei Luo, l'etnia del leader dell'opposizione Raila Odinga, ed è stato uno degli epicentri della rivolta dopo la proclamazione della vittoria di Kibaki. La rabbia è esplosa dopo che Odinga è stato dichiarato perdente dalla commissione elettorale con uno scarto minimo di voti (4.584.721 per Kibaki contro 4.352.993 per Odinga). La televisione ha mostrato vere e proprie battaglie.
Cinquanta bruciati vivi in una chiesa Sarebbero una cinquantina le persone bruciate vive all'interno di una chiesa data alle fiamme a Kisumu. Si erano rifugiate nell'edificio sacro per fuggire alle violenze quando sono state appicate le fiamme. La notizia è stata data dalla Croce Rossa locale che ha fatto sapere che "42 persone gravemente ustionate sono state ricoverate in ospedale" ma di non essere in grado di confermare il numero preciso dei morti.
La chiesa cristiana data alle fiamme ad Eldoret (ovest del Kenya) era di rito Wakorino. Una chiesa che affonda le sue basi su riti ancestrali dell'etnia kikuyo. Lo si apprende da fonti molto attendibili, anche se non ancora ufficiali. Se vero, tutti i morti, e i numerosissimi feriti, sarebbero quasi certamente kikuyo. Questo darebbe un impulso drammatico ai sanguinosi scontri in corso in Kenya (il cui bilancio sfiora ormai i 300 morti negli ultimi cinque giorni), scontri che di politico ormai non hanno più nulla, ma che sono divenuti sostanzialmente a base etnica.
Secondo alcune fonti religiose, sarebbero ormai a centinaia i Kikuyu, terrificati, che hanno cercato rifugio nelle chiese della zona della città keniana occidentale di Eldoret, dove molte case sono state date alle fiamme e dove è ormai pericoloso muoversi. Quella kikuyo è la principale etnia del Paese, e dall' indipendenza (1963) ha avuto sempre nelle sue mani quasi tutto il potere: dai livelli più alti, fino ai più piccoli posti impiegatizi. Tendenza accentuatasi nei cinque anni di presidenza di Mwai Kibaki - confermato al suo posto dalle ultime, contestate votazioni - anche lui di etnia kikuyo. Il leader dell'opposizione, Raila Odinga, è invece un Luo, la terza etnia del Paese, ma molto potente economicamente e culturalmente. Al suo seguito c'erano non solo la gran massa dei diseredati keniani, ma numerosi dei circa 40 altri (tra grandi e piccoli) gruppi etnici keniani, stanchi dello strapotere kikuyo. Questa si sta rivelando la vera chiave di lettura della gran parte delle uccisioni di questi giorni: scontri etnici che evocano gli spettri non lontani del Ruanda.
Quattromila italiani in vacanza La Farnesina segue "con preoccupazione" l'evolversi della situazione in Kenya, "non escludendo un peggioramento della situazione", tuttavia ricorda che "gli scontri e le violenze non coinvolgono occidentali e non sono dirette contro i turisti" e invita i tour operator "a prevedere ulteriori voli" per il rientro dei nostri connazionali, "se necessario". Lo ha precisato il capo dell'Unità di crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni, confermando che gli aeroporti del Kenya sono tutti aperti anche se possono registrarsi alcuni "ritardi o difficoltà". Naturalmente i numerosi turisti italiani che hanno scelto di passare le vacanze di Capodanno in Kenya (oltre 4000, soprattutto a Malindi e sulla costa) sono stati invitati a rimanere in stretto contatto con gli operatori turistici ed ad osservare misure di "massima prudenza". La Farnesina "sconsiglia" ai turisti italiani di partire in questi giorni per il Kenya. Ulteriori informazioni si possono trovare sul sito 'viaggiaresicuri.it'.

scenetta ale e franz

B = wauwauwau B = ma non mi danno nemmeno 50 euro per una pistola
A = eh? Senza caricature
B = wauwauwau A = io teli darei
A = non capisco! B = davvero ok
B = o la borsa o la vita A = tira fuori i soldi
A = oh che paura B = e ma non è giusto sei sleale
B = eheheh c’è bisogno di sentirselo dire per capire?! A = il fatto è che io uso la testa e tu invece no, non sei
A = non avevo capito, sembrava che avesse in bocca qual cosa male eh, c’è stato un momento dove ho avuto paura pensa,
B = no basta o la borsa o la vita? Senti ma perché non ci mettiamo a lavorare insieme, senti
A = in che senso scusi? ho già in mente un piano ma ci dobbiamo sistemare e poi
B = come in che senso? ci serve una macchina ma io non la ho!
A = cosa vuol dire o la borsa o la vita? B = non c’è problema la ho io
B = o mi dai la borsa o ti ammazzo! A = dammi le chiavi della macchina!!!
A = perché? B = e ma che iena che sei!
B = perché questa è una rapina!
A = e no questa e una pistola (dice indicando la pistola)
B = in che senso?
A = nel senso che questa è una pistola e serve per sparare
B = senti non fare il furbo sennò ti sparo
A = con cosa?
B = con la pistola
A = a visto che è una pistola non è una rapina
B = lo dico per l’ultima volta o la borsa o la vita
A = va bene ho capito le do la borsa…se le do la borsa lei non mi ammazza però vero?
B = si parola mia
A = e se le do la vita?io posso tenermi la borsa?...se le do la vita la borsa a chi va?
B = come a chi va, a me!
A = e no, lei si è gia preso la vita
B = ho capito ma tu sei morto
A = e allora un morto non può avere una borsa? Tutancamon aveva una piramide piena di cavolate e io non posso tenere una ventiquattrore?
B = ho capito ma tu sei morto cosa lascio la borsa qui in strada?...magari tela rubano
A = mela rubano, possono perché io sono morto e loro si prendono la borsa e non la vita, non è difficile da capire è lei che vuole prendere tutte e due le cose, non si può…deve scegliere se mi ammazza prende la vita ma la borsa rimane qua
B = e allora ti ferisco
A = cosa fa le cose a metà adesso
B = bé ora mi va di ferirti
A = e per ferirmi deve passare sul mio cadavere
B = e adesso come faccio
A = si ma in fretta non è che ho tutta la mattina per questa cosa su
B = ei senti bello guarda che se stavi zitto ora eravamo a casa tutti e due
A = ma allora perché non mi strappa la borsa e corre via?
B = e no io ormai ho finito con gli scippi, si corre troppo sudo e mi ammalo poi sono più i giorni che sto a casa malato che non quelli di lavoro
A = wau quanto l’ha pagata la pistola?
B = 450, 400 miei e 50 la mia mamma
A = mela vende la pistola?
B = no no niente da fare
A = iene do 300
B = ma ti ho detto che l’ho pagata 450 tre giorni fa
A = ma è usata, male ma è usata, vabbé te ne do 350
B = ok affare fatto, ma cosa te ne fai di una pistola?
A = …..dammi i soldi!
B = no non teli do
A = allora se non meli dai ti ammazzo e poi ti prendo i soldi
B = non puoi è come la borsa o la vita
A = ma io non ho detto ho la borsa o la vita, ho detto dammi i soldi senno ti ammazzo
B = ok tieni ma ti voglio proporre un affare ti compro la pistola
A = ne voglio 400….e sai i prezzi salgono
B = ok 300 ora e gli altri lunedì
A = ok perché sei tu………
B = ahhhhhhhhh
A = ma senza caricatore
B = come senza caricatore
A = hai voluto lo sconto, 50 euro in meno un pezzp in meno
B = ma come faccio a usarla adesso
A = vendila

introduzione dei promesi sposi

Testo
Introduzione
"L'Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl'anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia. Ma gl'illustri Campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e d'Allori, rapiscono solo che le sole spoglie più sfarzose e brillanti, imbalsamando co' loro inchiostri le Imprese de Prencipi e Potentati, e qualificati Personaggj, e trapontando coll'ago finissimo dell'ingegno i fili d'oro e di seta, che formano un perpetuo ricamo di Attioni gloriose. Però alla mia debolezza non è lecito solleuarsi a tal'argomenti, e sublimità pericolose, con aggirarsi tra Labirinti de' Politici maneggj, et il rimbombo de' bellici Oricalchi: solo che hauendo hauuto notitia di fatti memorabili, se ben capitorno a gente meccaniche, e di piccol affare, mi accingo di lasciarne memoria a Posteri, con far di tutto schietta e genuinamente il Racconto, ouuero sia Relatione. Nella quale si vedrà in angusto Teatro luttuose Traggedie d'horrori, e Scene di malvaggità grandiosa, con intermezi d'Imprese virtuose e buontà angeliche, opposte alle operationi diaboliche. E veramente, considerando che questi nostri climi sijno sotto l'amparo del Re Cattolico nostro Signore, che è quel Sole che mai tramonta, e che sopra di essi, con riflesso Lume, qual Luna giamai calante, risplenda l'Heroe di nobil Prosapia che pro tempore ne tiene le sue parti, e gl'Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl'altri Spettabili Magistrati qual'erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d'atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl'huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l'humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d'Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti. Per locché descriuendo questo Racconto auuenuto ne' tempi di mia verde staggione, abbenché la più parte delle persone che vi rappresentano le loro parti, sijno sparite dalla Scena del Mondo, con rendersi tributarij delle Parche, pure per degni rispetti, si tacerà li loro nomi, cioè la parentela, et il medesmo si farà de' luochi, solo indicando li Territorij generaliter. Né alcuno dirà questa sij imperfettione del Racconto, e defformità di questo mio rozzo Parto, a meno questo tale Critico non sij persona affatto diggiuna della Filosofia: che quanto agl'huomini in essa versati, ben vederanno nulla mancare alla sostanza di detta Narratione. Imperciocché, essendo cosa evidente, e da verun negata non essere i nomi se non puri purissimi accidenti..."
"Ma, quando io avrò durata l'eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e l'avrò data, come si suol dire, alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di leggerla?"
Questa riflessione dubitativa, nata nel travaglio del decifrare uno scarabocchio che veniva dopo accidenti, mi fece sospender la copia, e pensar più seriamente a quello che convenisse di fare. "Ben è vero, dicevo tra me, scartabellando il manoscritto, ben è vero che quella grandine di concettini e di figure non continua così alla distesa per tutta l'opera. Il buon secentista ha voluto sul principio mettere in mostra la sua virtù; ma poi, nel corso della narrazione, e talvolta per lunghi tratti, lo stile cammina ben più naturale e più piano. Sì; ma com'è dozzinale! com'è sguaiato! com'è scorretto! Idiotismi lombardi a iosa, frasi della lingua adoperate a sproposito, grammatica arbitraria, periodi sgangherati. E poi, qualche eleganza spagnola seminata qua e là; e poi, ch'è peggio, ne' luoghi più terribili o più pietosi della storia, a ogni occasione d'eccitar maraviglia, o di far pensare, a tutti que' passi insomma che richiedono bensì un po' di rettorica, ma rettorica discreta, fine, di buon gusto, costui non manca mai di metterci di quella sua così fatta del proemio. E allora, accozzando, con un'abilità mirabile, le qualità più opposte, trova la maniera di riuscir rozzo insieme e affettato, nella stessa pagina, nello stesso periodo, nello stesso vocabolo. Ecco qui: declamazioni ampollose, composte a forza di solecismi pedestri, e da per tutto quella goffaggine ambiziosa, ch'è il proprio carattere degli scritti di quel secolo, in questo paese. In vero, non è cosa da presentare a lettori d'oggigiorno: son troppo ammaliziati, troppo disgustati di questo genere di stravaganze. Meno male, che il buon pensiero m'è venuto sul principio di questo sciagurato lavoro: e me ne lavo le mani".
Nell'atto però di chiudere lo scartafaccio, per riporlo, mi sapeva male che una storia così bella dovesse rimanersi tuttavia sconosciuta; perché, in quanto storia, può essere che al lettore ne paia altrimenti, ma a me era parsa bella, come dico; molto bella. "Perché non si potrebbe, pensai, prender la serie de' fatti da questo manoscritto, e rifarne la dicitura?" Non essendosi presentato alcuna obiezion ragionevole, il partito fu subito abbracciato. Ed ecco l'origine del presente libro, esposta con un'ingenuità pari all'importanza del libro medesimo.
Taluni però di que' fatti, certi costumi descritti dal nostro autore, c'eran sembrati così nuovi, così strani, per non dir peggio, che, prima di prestargli fede, abbiam voluto interrogare altri testimoni; e ci siam messi a frugar nelle memorie di quel tempo, per chiarirci se veramente il mondo camminasse allora a quel modo. Una tale indagine dissipò tutti i nostri dubbi: a ogni passo ci abbattevamo in cose consimili, e in cose più forti: e, quello che ci parve più decisivo, abbiam perfino ritrovati alcuni personaggi, de' quali non avendo mai avuto notizia fuor che dal nostro manoscritto, eravamo in dubbio se fossero realmente esistiti. E, all'occorrenza, citeremo alcuna di quelle testimonianze, per procacciar fede alle cose, alle quali, per la loro stranezza, il lettore sarebbe più tentato di negarla.
Ma, rifiutando come intollerabile la dicitura del nostro autore, che dicitura vi abbiam noi sostituita? Qui sta il punto.Chiunque, senza esser pregato, s'intromette a rifar l'opera altrui, s'espone a rendere uno stretto conto della sua, e ne contrae in certo modo l'obbligazione: è questa una regola di fatto e di diritto, alla quale non pretendiam punto di sottrarci. Anzi, per conformarci ad essa di buon grado, avevam proposto di dar qui minutamente ragione del modo di scrivere da noi tenuto; e, a questo fine, siamo andati, per tutto il tempo del lavoro, cercando d'indovinare le critiche possibili e contingenti, con intenzione di ribatterle tutte anticipatamente. Né in questo sarebbe stata la difficoltà; giacché (dobbiam dirlo a onor del vero) non ci si presentò alla mente una critica, che non le venisse insieme una risposta trionfante, di quelle risposte che, non dico risolvon le questioni, ma le mutano. Spesso anche, mettendo due critiche alle mani tra loro, le facevam battere l'una dall'altra; o, esaminandole ben a fondo, riscontrandole attentamente, riuscivamo a scoprire e a mostrare che, così opposte in apparenza, eran però d'uno stesso genere, nascevan tutt'e due dal non badare ai fatti e ai principi su cui il giudizio doveva esser fondato; e, messele, con loro gran sorpresa, insieme, le mandavamo insieme a spasso. Non ci sarebbe mai stato autore che provasse così ad evidenza d'aver fatto bene. Ma che? quando siamo stati al punto di raccapezzar tutte le dette obiezioni e risposte, per disporle con qualche ordine, misericordia! venivano a fare un libro. Veduta la qual cosa, abbiam messo da parte il pensiero, per due ragioni che il lettore troverà certamente buone: la prima, che un libro impiegato a giustificarne un altro, anzi lo stile d'un altro, potrebbe parer cosa ridicola: la seconda, che di libri basta uno per volta, quando non è d'avanzo.